S empre lock, ma più down. Stadi chiusi, addetti ai servizi disperati, i club che vanno in campo col magone, tra contratti che scadono e accordi che saltano (con la tv). Ma brindiamo con la Coppa, quella nazionale, che torna venerdì e sabato con le semifinali di ritorno. E a seguire, in fretta per non disturbare, anche la finale e una è andata. Calcio, quello vero, si riparte dai tamponi, da nuovi esami ai calciatori per capire se il virus ama frequentare ancora i dorati centri sportivi della Serie A oppure è occupato da un riverbero lombardo peraltro prevedibile. Si sta per riversare sulle nostre tv un fiume di pallone quantomai silenzioso, senza pubblico, senza tifo, quel rito pagano che le famiglie, i bambini e gli innamorati del gioco amano santificare in qualsiasi condizione meteo. In Germania hanno provato a vivacizzare gli spalti deserti con i cartonati dei tifosi, spettatori finti per un gioco che non è lo stesso di tre mesi fa.

Tuttavia, spazzando via enormi perplessità, in giro c'è una curiosità tangibile per capire se il nuovo progetto del Cagliari - tema caldo, da queste parti - abbia delle basi e produca dei risultati. (...)

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