C erto mai avrei pensato che durante il mio mandato come Rettore dell'Ateneo cagliaritano avremmo dovuto fronteggiare l'emergenza sanitaria della pandemia causata dal SARS CoV-2, ma, grazie ad un grande gioco di squadra e a un senso di appartenenza fortissimo, l'Università degli studi di Cagliari è riuscita a superare la parte più acuta.

Siamo stati in isolamento ma non isolati, come dovette trovarsi, nell'ottobre del 1918, mentre infuriava la Spagnola, il Rettore Roberto Binaghi. Succeduto all'igienista Oddo Casagrandi nel 1915, affrontò l'insorgere di uno dei maggiori disastri sanitari degli ultimi secoli, per morbilità e mortalità: la pandemia d'influenza, conosciuta come Spagnola, che non risparmiò la Sardegna, in cui il numero dei morti (più di 12000) si avvicinò a quello delle vittime della guerra (più di 13000).

Dato il silenzio dei quotidiani dell'epoca imposto dalla rigida censura militare, possiamo fare riferimento solo a qualche notizia de L'Unione Sarda per immaginare la città di Cagliari: i malati in isolamento, niente visite all'Ospedale, riduzione al minimo di riunioni pubbliche in locali chiusi, disinfezione con acido fenico di case, uffici pubblici e chiese. (...)

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