I giorni convulsi del virus mettono sotto pressione i giornalisti e in genere chiunque abbia qualcosa da comunicare, e in ogni testo gli errori di battitura grandinano come i lapsus nei discorsi di un ansioso.

In quanti messaggini gli ambienti sanificati diventano santificati, quasi a dare una valenza liturgica e spirituale a una passata di detersivo? Interessante anche il test seriologico, che un domani sarà preliminare a qualunque attività: fa pensare a un questionario per capire se mantieni il distanziamento sociale, starnutisci nell'incavo del gomito, ti lavi le mani. Se, insomma, sei una persona seria. E poi ci sono i refusi che tecnicamente refusi non sono, cioè parole scritte correttamente ma che nel nuovo contesto assumono un significato lunare, bizzarro. È il caso del tassista in autoisolamento, che si finisce per immaginare chiuso da settimane nella sua vettura bianca mentre, annoiato a sangue, cambia continuamente stazione radio e intanto fissa imbronciato il tassametro spento.

Forse in giorni tornati normali un laureando in psicologia studierà l'ansia di ribellione che questi nostri errori denunciano. Speriamo sia indulgente con questo nostro impappinarci impaurito. Speriamo, soprattutto, che quel tempo arrivi presto.

CELESTINO TABASSO
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