G li stereotipi, i luoghi comuni, devono avere uno splendido sistema immunitario se il virus anziché ammazzarli li rafforza ogni giorno di più. Nelle nostre cronache, nei nostri discorsi.

I tedeschi rigorosi e disciplinati, in qualche modo anche blandamente emotivi ma sordi a ogni richiesta che rimbombi fra le volte gotiche del loro bilancio. Gli italiani eroici e drammatici e pasticcioni, i francesi perdenti di lusso, gli inglesi eccentrici, i belgi chissà. Gli spagnoli che non ce la possono fare, carramba, nemmeno ad essere italiani. E gli olandesi scaltri e insensibili, per sempre cambiavalute calvinisti sotto il turbante fricchettone di erba e luci rosse.

Abbiamo ancora tre, quattro giorni per scoprire se sotto le barzellette c'era davvero un'Europa. Se quelle foto solenni di firme ai trattati erano solamente la versione nel bianco e nero seppiato dalla storia dell'intramontabile, insopportabile “su un aereo ci sono un tedesco un francese e un italiano...”.

Presto, prestissimo sapremo come andava a finire. E soprattutto se si può finalmente cominciare.

“Che tu possa vivere in tempi interessanti”, dicono in Cina.

Però la considerano una maledizione.

CELESTINO TABASSO
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