I l presidente del Consiglio ha dato dieci giorni di tempo ai Paesi rigoristi (Germania e Olanda) per decidere se l'Unione monetaria europea intenda adottare una sua strategia unitaria di contrasto alla pandemia o se ciascun Paese continua a provvedere da solo. Conte chiede un piano choc all'Ume, che includa anche l'emissione di strumenti condivisi di debito europeo (eurobond o coronabond), per evitare che non solo quella italiana ma l'intera economia europea anneghino nell'emergenza della pandemia. Per il presidente Mattarella, e non solo, «la solidarietà non è soltanto richiesta dai valori dell'Unione, ma è anche nel comune interesse».

Per Mario Draghi, a situazione eccezionale, come nei tempi di guerra, occorre dare una risposta altrettanto eccezionale, accantonando temporaneamente le regole sui deficit e sui debiti pubblici vigenti in tempi normali. L'ex presidente Bce invita esplicitamente i Paesi dell'Ume a fare più debito pubblico per immettere, in sintonia con quanto deciso dalla Bce di Cristine Lagarde, più liquidità, chiarendo che questa è l'azione giusta da fare per contrastare i danni economici della pandemia.

L a ferma presa di posizione di Draghi ha dato alla minaccia di Conte l'autorevolezza della migliore scienza economica internazionale, quella che conta per mettere in un angolo le posizioni ultra rigoriste di Germania e Olanda. Queste invece insistono affinché l'Italia ricorra all'aiuto del Fondo salva Stati (Mes), sottoponendosi così a qualche forma di condizionalità sul suo debito pubblico. Su questo punto è eloquente la risposta di Macron al Consiglio europeo: «Il Mes serve per contrastare choc asimmetrici su singoli Paesi, mentre questa pandemia è uno choc simmetrico, che ci riguarda tutti».

Di rincalzo alle prese di posizione di Conte e di Draghi, irrompe anche l'ulteriore decisione della Bce di eliminare il vincolo del 33% che la costringeva a comprare nel suo programma di quantitative easing non più di un terzo di ciascuna emissione di titoli. Significa che con gli oltre mille miliardi di disponibilità da spendere quest'anno la Bce potrà acquistare bond, anche di un solo Paese, quasi senza limiti e in modo flessibile, cioè dando la priorità ai Paesi più in difficoltà sui mercati. Per l'Italia si tratta di oltre 150 miliardi da usare per acquistare titoli di Stato. Nella sostanza, la Bce potrà sostenere la politica di bilancio dei governi e, implicitamente, accantonare la regola della separazione tra politica fiscale e politica monetaria.

I governatori di Germania e Olanda si sono opposti all'abolizione del vincolo del 33%. Ci saranno probabilmente ricorsi, ma in tal modo il comportamento della Lagarde si salda con la posizione di Draghi, del quale di fatto segue le orme alla guida della Bce. Entrambi condividono la tesi che siamo di fronte a una “tragedia umana potenzialmente di proporzioni bibliche”, per affrontare la quale ed evitare che nell'economia si creino danni irreversibili i governi si dovranno indebitare come successe durante le guerre. A situazione eccezionale, risposta eccezionale, fuori dai canoni dei tempi di pace. Le normali regole sui deficit e sui debiti degli Stati vanno dunque accantonate: è questa l'implicazione politica che accompagna le decisioni radicali della Bce. Ed è, come ha scritto Danilo Taino sul Corriere della Sera, anche «la spinta più autorevole arrivata ai governi europei perché agiscano con altrettanto senso del pericolo e dell'urgenza». C'è da chiedersi in conclusione se all'Italia convenga l'insistenza per l'emissione di bond europei. Secondo Mario Monti non dovremmo appenderci agli eurobond come unico metro del successo negoziale. Dal punto di vista solo italiano ciò è condivisibile: per la discesa dello spread la misura più efficace è la politica monetaria della Bce, che per l'Italia basta e avanza. Tuttavia, la pandemia è un problema europeo non meno che italiano, perciò ha senso emettere titoli di debito comune: non solo per solidarietà contro la pandemia, ma anche perché sarebbe l'embrione di una futura politica fiscale davvero comunitaria.

BENIAMINO MORO

UNIVERSITÀ DI CAGLIARI
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