D opo esserne stato il corteggiatore spavaldo e poi il partner possessivo, Renzi è diventato da tempo lo stalker della Repubblica. La loro storia, come tante altre, era cominciata in maggio, quando alle Europee lei gli confessò di amarlo e lui rispose: «Tu non ci crederai, ma anche io mi amo».

Durò tre annetti, poi lui cercò di far fuori un vecchio e rispettabile zio di lei, il Senato. Finì all'istante, è ovvio, ma la relazione era già logora da tempo. Da allora lo spasimante è diventato un persecutore molesto. Bussa da Facebook a tutte le ore, organizza un'imbarazzante maggioranza a sorpresa per spuntare anche lui da dietro un vertice, manda selfie dai monti, poi si offende e sparisce giurando anni di silenzio ma si ripresenta subito dopo con un mazzolino un po' striminzito di parlamentari.

Adesso che lei sta male e ha bisogno di cure e di quiete, lui rispunta. E fa il gioviale, l'energico, spalanca le finestre, strilla che lui la conosce bene e bisogna farla uscire, bisogna che prenda aria, che si rimetta a lavorare e al diavolo la fifa dei contagi. Che diamine, l'accompagna lui...

Giovanotto, adesso basta.

Abbiamo già tutti i nostri problemi.

CELESTINO TABASSO
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