I l Papa che prega, solo, in piazza San Pietro è forse l'immagine più forte di questi giorni. Un'orazione potente, con un passaggio centrale: «Non abbiamo ascoltato il grido dei poveri e del nostro pianeta gravemente malato.... Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato». Ecco il Francesco “ecologista”, mai così incisivo come in tale occasione.

B ergoglio ha ribadito il messaggio che aveva lanciato il giorno della sua elezione, imponendosi il nome di Francesco, per la prima volta nella storia della Chiesa cattolica. L'appello è chiaro e riprende quello di san Francesco e del suo Cantico delle Creature del 1226, quella lode al Creato che era ben presente nella mente di Bergoglio quando salì, era il marzo del 2013, alla cattedra di Pietro. Il “Laudato si'” di san Francesco deve tornare a essere - è questo il messaggio del Papa - il faro di questa epoca tenebrosa, mentre l'umanità è “in balia della tempesta”. Bergoglio decreta la fine dell'antropocentrismo, invita gli uomini a ritrovare l'equilibrio con la natura, a interrompere l'opera di spoliazione del Creato. Mai parole furono più azzeccate. Il coronavirus è passato dal pipistrello all'uomo perché la natura è stata violentata con pratiche alimentari estreme, per soddisfare l'ingordigia di pochi ricchi che si nutrono di qualsiasi essere vivente, di terra, di aria e di mare. Non è che una delle tante opere di predazione dell'uomo nei confronti della Terra. La civiltà moderna inquina, distrugge il territorio, modifica l'ambiente in maniera che l'ecosistema non riesce più a sopportare. Il Papa, assumendo il nome di Francesco, emanando l'Enciclica del 2015 sulla natura e sull'equità verso i poveri, e ripetendo l'ammonimento l'altra sera in una piazza san Pietro affascinante nella sua spettralità, sta richiamando all'ordine un'umanità che sembra obnubilata dalla sete di potere e di denaro. Il risultato è che adesso abbiamo tanto tempo libero ma nessun tempo per la festa. E la tempesta in cui ci troviamo, che Francesco ha citato più volte ricordando l'episodio nel lago di Tiberiade raccontato nel Vangelo di Marco, l'abbiamo scatenata noi, con il nostro egoismo e la tendenza a piegare la natura per soddisfare desideri superflui.

IVAN PAONE
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