P er chi segue le cronache della politica regionale appare sempre più difficile capire come e quando s'intenda riportare la Sardegna verso una crescita felice. L'osservazione nasce dal fatto che si è andati avanti, in questi primi nove mesi di vita della Giunta Solinas, più per annunci che per fatti concreti. Più per improvvisati rammendi del vecchio che per interventi di radicale cambiamento. Sembrerebbe soprattutto che sia mancata finora un'idea direttiva e strategica intorno alla quale avviare una reale modifica di direzione e di obiettivi per ridare sviluppo alla società isolana.

C'è da domandarsi se sia colpa di un personale politico giunto al potere senza adeguate competenze ed esperienze; oppure, per altro verso, di coalizioni politiche alquanto disorganiche se non proprio raccogliticce. Perché non basta affermare d'essere di destra, o di dichiarare d'esserlo (ma la notazione vale anche a sinistra), per avere nel proprio gene delle chiare omogeneità su intenti e programmi. E questo oggi onestamente non parrebbe.

Proprio queste disomogeneità vengono aggravate dal fatto che ci si trova di fronte ad una società regionale sempre più vischiosa, corporativa e frammentata in mille spezzoni antagonisti tra loro. Bisognosa, quindi, di un rapido tempo di profonde riforme strutturali, che, invece, sembrerebbe rinviato, nell'agenda della politica, alle calende greche. Tanto da far pensare che l'attuale impegno venga posto quasi esclusivamente nel richiedere maggiori risorse e più validi riconoscimenti dallo Stato.

A ncora: lo stesso alternarsi di maggioranze sempre di segno opposto alla guida della Regione, così come verificatosi nelle ultime cinque legislature (più o meno un quarto di secolo), dimostrerebbe la costante bocciatura del corpo elettorale verso le diverse maggioranze andate al governo. In pieno contrasto, andrebbe aggiunto, del famoso detto andreottiano sul logoramento del potere. D'altra parte, proprio a causa dei profondi sconvolgimenti intervenuti negli schieramenti politici e con la conseguente entrata al governo di diversi componenti senza titolo alcuno d'esperienza, paiono mancare le capacità ed i saperi necessari per mettere in campo delle azioni concrete ed utili per ridare crescita alla società isolana.

Ora, seppure il tempo trascorso potrebbe essere considerato, tutto sommato, troppo breve per poter esprimere un giudizio definitivo sull'attuale Giunta, diversi segnali inducono a credere che ci sia in giro un'aria di insoddisfazione nei suoi confronti. In effetti, pur senza incorrere in facili pregiudizi, diversi provvedimenti (così come conosciuti) hanno suscitato, anche a chi scrive, perplessità e sconcerto. Oltre a dei dubbi sulla loro reale efficacia operativa.

C'è infatti, come problema fondamentale da affrontare, la riforma della Regione come ente d'indirizzo e di governo. L'istituzione appare infatti precocemente invecchiata nelle sue strutture organizzative, dimostrando ormai d'essere inadatta per le nuove esigenze della società e per i mutati tempi dell'economia. E questo nonostante non siano mancate, negli anni, delle timide attenzioni riformiste, troppo spesso, purtroppo, maldestramente interpretate.

Di questi raffazzonati tentativi di riforma se ne trova conferma nella vicenda del Centro Regionale di Programmazione (CRP). Costituito nel 1962 come struttura tecnocratica separata dalla burocrazia regionale, con lo scopo di curare la predisposizione dei piani e dei programmi necessari per lo sviluppo isolano, sarebbe stato ora soppresso in un (goffo) tentativo di riordino. Cioè, per dirla più chiaramente, la Regione avrebbe inteso privarsi dello strumento che, per caratteristiche e per competenze, era stato lodevolmente istituito per occuparsi, al di fuori dell'apparato ordinario, “della predisposizione e del coordinamento dei piani e dei programmi regionali di sviluppo”. Doveva essere una sorta di think-tank di esperti, un fertile laboratorio di idee e progetti al servizio della Giunta.

Negli anni, purtroppo, se ne sarebbe imbarbarita e sconvolta la composizione, ma valeva la pena buttare via con l'acqua sporca anche il bambino? E ancora: non sarebbe ora opportuno rilanciare l'idea di un gruppo di veri esperti che possa dare alla Giunta giuste e valide idee per rimettere la Sardegna in marcia?

PAOLO FADDA

STORICO E SCRITTORE
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