S arebbe opportuno lasciare i discorsi sulle riforme a chi ha titoli per affrontarli. Soprattutto se si parla di diritto e procedura penali, cose delicatissime che toccano la carne dei cittadini.

Però siamo in un paese dove il guardasigilli (anziché limitarsi a guardare i sigilli come gli suggerisce il suo appellativo, che evidentemente lo conosce bene) dice in tv che un reato è colposo quando non si riesce a dimostrare che è doloso. Come se il ministro della ricerca scientifica sostenesse che in zoologia si parla di anfibi solo una volta appurato che non si tratta di peperoni. E perciò capirete che a questo punto chiunque può opinare sulla prescrizione e su come la legge che va alla Camera il 27 la deformerà. E se anche si finisse per dire uno sproposito, non sarà mai grande e dannoso come quelli del ministro.

Tutti diciamo, o sentiamo, che per l'imputato il processo è di per sé una pena, comunque si chiuda. Ora si decide che può diventare una caccia all'uomo infinita e alla moviola? Così sia, e ciascuno si assuma la propria responsabilità. Però si decida pure che, in caso di condanna, dagli anni di pena inflitti al reo vanno scalcolati quelli trascorsi da imputato. Che sono i peggiori, visto che sta meglio il detenuto che attende la libertà che non il libero costretto a temere la galera per anni. E poi per anni.

CELESTINO TABASSO
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