N o, non basta. Meglio chiarirsi subito: non c'è vittoria solo se ti chiami Cagliari, giochi alla Sardegna Arena e fra pochi mesi compirai cento anni. Non serve aver messo in piedi una campagna acquisti storica, nella notte in cui affronti una che arriva dalla B. Non è automatico, lo abbiamo visto, perché poi c'è il campo, maledetto campo, un pallone e ventidue giocatori, l'imprevisto dietro ogni angolo e alla fine è proprio la matricola a festeggiare, con merito. Il Brescia, con Cellino in tribuna, Dessena in campo e un cagliaritano come Bisoli a dettare i tempi. La beffa peggiore, pezzi di Cagliari che proprio all'Arena vengono a banchettare. Ma non c'è nulla di scandaloso, Maran lavora da un mese su un gruppo da costruire e la partita - quella vera - ha stabilito che il lavoro non è ancora finito, anzi.

Al di là delle scelte, la squadra rossoblù ha capito poco e male come forzare un fortino, quello di Corini, dinamico, intelligente, messo benissimo, un gruppo che vive sull'entusiasmo della promozione dalla B. La lezione, sappiamo che sarà così, servirà a tutti, dal vertice all'ultimo dei magazzinieri. Sarà un mantra al quale aggrapparsi, questo zero a uno, per capire che il campionato non perdona. Uno scivolone che per fortuna arriva subito e c'è il tempo per dimenticarlo, grazie all'intrigante serata con l'Inter già in arrivo. Le lacune sono evidenti, difesa e attacco hanno sofferto ma è il concetto di squadra ad aver mostrato crepe, un cross dopo l'altro. No, non basta essere finiti in copertina. Poca fame, zero punti: tutta qui, la lezione del Brescia.
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