I l responsabile tecnico del Cagliari, davanti a un cronista che gli chiedeva se si sentisse a rischio dopo una serata nera con l'Atalanta, aveva sussurrato: «Siamo pochi, allenarsi senza tanti titolari ci penalizza». Maran è un allenatore che sa navigare nel mare in tempesta, quando c'è calma piatta o - è il caso delle notti magiche con Inter e Fiorentina - quando in campo si deve volare. Ecco perché non si è mai scomposto quando ha dovuto fare i conti con una situazione molto complessa: il Cagliari ha cominciato senza Joao Pedro e Srna, quindi ha perso Castro, poi Ceppitelli, Cerri, Klavan, Lykogiannis, Pavoletti, Romagna, Birsa e Thereau. In autunno Maran ha dovuto rinunciare anche a Sau e Farias, poi ceduti. Qualcuno - ci può stare - si perde per strada, fra limiti d'età e cali di condizione, e allora Assemini diventa un liceo con i Primavera ad essere quasi in maggioranza rispetto alla prima squadra.

L'esplosione tecnica di Barella, la consacrazione di Pisacane, l'abilità di Cragno e la serenità di Maran hanno permesso di tenere la squadra a galla. E oggi l'allenatore non stappa bottiglie di Cristal dopo le vittorie con Parma, Inter e Fiorentina, perché sa che questa squadra può anche regalarti pomeriggi come quello di Bologna. Insomma, la strada per garantirsi un posto nella prossima Serie A è ancora lunga, dopo le vittorie di Genoa, Spal, Empoli e Bologna, il profilo resta basso. La sosta servirà soprattutto a recuperare chi oggi è ancora fuori: il Cagliari, e la gente che lo ama, ha bisogno di tutti. Castro, poi, sarà il migliore acquisto per la prossima stagione. In Serie A.
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