"Cara Unione,

fra qualche giorno sarà la Festa della Donna, un 8 marzo da festeggiare con i DPI sulla faccia (se dicessi mascherine sembrerebbe un riferimento al carnevale), forse con qualche pizzata insieme a qualche amica (distanziate!), giusto un mazzolino di mimose da ricevere e da regalare. In un'atmosfera certamente non serena, con l'angoscia di una pandemia che il mondo ancora non riesce a controllare.

L'8 marzo avrebbe dovuto essere il giorno nel quale si festeggia la Donna come riconoscimento di ciò che realmente è nella quotidianità: la compagna che condivide la tua vita, l'amica che ti consola, la collega di lavoro che trascorre almeno metà giornata al tuo fianco, la madre dei tuoi figli, la nonna che ti dà una mano quando non sai a chi lasciare i tuoi bambini…E anche la ricercatrice che studia all'estero, l'imprenditrice fantasiosa e intraprendente, il medico che lotta ogni giorno per dare il meglio delle cure .

Ma allora perché a me, persona che ha sempre creduto nella parità dei sessi (non dei generi, parola che ha un'indicazione grammaticale) e in tempi ormai lontani ha partecipato ad alcune battaglie femminili, l'8 marzo mi provoca una grande tristezza e ho l’impressione che tutti noi dovremmo chinare il capo e dire una preghiera, religiosa o laica che sia? E dopo aver chinato il capo e pregato, perché, mi chiedo, tutti noi non gridiamo al cielo, con tutta la nostra forza 'Basta, basta, basta'?

Si, basta donne accoltellate, fatte a pezzi e nascoste, strozzate davanti ai loro figli, martoriate da anni di stalking. Basta considerare le donne pezzi di carne di proprietà di qualcuno che può farne ciò che vuole, capretti da uccidere se prendono una strada diversa da quella della stalla che vuole il padrone, schiave subordinate ai desideri di un orco….che però le ama, ma quanto le ama, tanto quanto nessun altro. E, infatti, per dimostrarlo, le uccide.

Basta, vi prego. Basta regalare mimose che grondano non polline, ma ipocrisia.

Questa strage non finirà mai fino a quando i maschi, i nostri compagni, amici, fratelli, colleghi, figli, nipoti, nonni…ognuno di loro non si limiterà ad ascoltare in silenzio la notizia dell'ultimo assassinio di una donna, ma avrà non il coraggio ma la decenza di scendere in piazza e dire che davvero basta, che questi omicidi sono un'offesa per il genere umano, sono figli che non nasceranno più o che saranno lasciati orfani e in preda all'odio. Ditelo chiaro, voi maschi, abbiate il coraggio di dissociarvi apertamente da 'quegli altri', la cui mentalità non vi appartiene e che voi ripudiate apertamente.

Cari amici, se non avete abbastanza fantasia per trovare un simbolo che mostri la vostra rabbia verso questi omicidi, se volete dire che ci siete nella lotta contro questa barbarie, se lo volete ma magari di questi tempi avete pochi soldi, permettetemi un piccolo suggerimento: compratevi delle vernici rosse spray, magari quelle che si usano per tingere i capelli, poi prendete un paio di vecchie scarpe dimenticate in armadio e dipingetele di rosso. Poi calzatele e uscite, andate al lavoro, a bere un caffè, a fare due passi con il cane, ad accompagnare i figli all'asilo. Con un gesto piccolo, per un giorno, raccontateci che siete uomini, nel senso terenziano del termine, che appartenete ad una categoria che ci vuole bene, che ci protegge e si fa proteggere, che condivide con noi la fatica e la gioia delle nostre giornate. Dite a tutti che non siete belve che terrorizzano e uccidono persone con le quali hanno condiviso momenti di amore (dando pure questo bonus), con le quali hanno messo al mondo figli, comprato cucine, litigato per chi doveva portare giù la spazzatura… con le quali hanno trascorso un pezzo di vita.

Poi abbandonate le vostre scarpe, magari vicino ad una panchina rossa, e noi guarderemo quelle scarpe e nel vedere delle vecchie sneakers rosse numero 43, assieme ad eleganti decolletè di vernice rossa numero 37, capiremo che qualcosa sta cambiando, e sulla faccia forse sentiremo l’alito leggero di una nuova primavera.

Forse mi illudo, ma credo che un gesto piccolo nella sua provocazione possa dimostrare che uccidere una donna non è 'balentia' ma solo barbarie".

Maria Giovanna Marrosu

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