"Cara Unione,

vorrei raccontarvi la nostra esperienza da cittadini, sardi e 'che vogliono farcela', come recita lo spot che ci viene proposto dalla Regione Sardegna, che si adoperano per dare il loro contributo alla prevenzione del Covid-19.

Martedì scorso, 29 settembre, mio marito, docente, nessun sintomo presente né passato, si sottopone volontariamente (sottolineo volontariamente) al test sierologico rapido. Immediatamente richiamato, gli viene comunicata la presenza di IgG e la negatività per gli IgM, presumibilmente per un'infezione passata e non attuale, o almeno così gli è stato detto. Verrà sottoposto al tampone, deve aspettare a casa. E lui aspetta.

Chiamiamo l'ATS, per sapere che comportamento tenere, noi familiari. Ci viene detto che dobbiamo stare a casa. Bene, stiamo tutti a casa. Mercoledì: aspettiamo il tampone e non si vede nessuno. Cerchiamo di contattare il numero che ci è stato fornito, ma non risponde nessuno. Ci chiamano loro: mio marito deve andare a fare il tampone, appuntamento per l'indomani mattina. Ci viene anche comunicato che i familiari possono uscire, ma devono tenersi lontano dal positivo. Quindi? Che si fa? Decidiamo di non uscire e di tenerci lontano da mio marito, in modo da non scontentare nessuno.

Giovedì: mio marito si sottopone al tampone e gli viene detto che l'esito non arriverà prima di 48 ore. Vabbè, aspettiamo. Venerdì: nessuna notizia. Sabato e domenica: nemmeno a pensarci. Lunedì: niente. Cominciamo a chiamare il solito numero e, come al solito, a non ricevere risposta. Martedì e giorni seguenti: contattiamo il laboratorio del SS Trinità, ma il tampone è stato mandato al Policlinico; contattiamo quindi il Policlinico che, tramite il numero Whatsapp messo a disposizione, ci dice di contattare l'ATS o il SS. Trinità. L'ATS, interpellato, ci risponde di scrivere all'Ufficio di Igiene Pubblica. Scriviamo, ma dopo due e-mail e una PEC, nessuna risposta.

Io mi chiedo: è normale tutto questo? Ad oggi, dieci giorni in isolamento fiduciario, senza referto e senza nessuna risposta.

Tutto questo è inaccettabile sotto il profilo della prevenzione della diffusione del possibile contagio, per il pesante disagio psicofisico a cui si viene sottoposti e, non ultimo, per l'aggravio economico che si sta causando, alla collettività e ai singoli.

Si può avere il massimo rispetto delle istituzioni e delle regole, avere senso di responsabilità personale e civico, ma se lo Stato e le Istituzioni non si assumono l'onere di dare risposte adeguate al cittadino, come si pensa di andare avanti in questo percorso di lotta al Coronavirus? Con gli spot?

'Siamo sardi e ce la faremo', leggo e percepisco la beffa, oltre che il danno. Cari Signori, è vero, siamo sardi, ma così non ce la faremo, ma proprio per niente.

Cordiali saluti".

R.R.

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