"Cara Unione,

di tutto questo trambusto legato al Covid-19 a tratti lecito e a tratti esagerato, un quesito si insinua fra i miei ragionamenti: quanto ne risentirà, alla fine della fiera, l'economia dello stivale e quella isolana?

A vacillare, in questo periodo nel quale le precauzioni sono divenuti veri e propri allarmi con risonanza ben oltre il confine regionale e nazionale, è il settore (già compromesso da anni) che dovrebbe rappresentare il caposaldo della nostra economia: il turismo.

Se già le stagioni estive precedenti hanno registrato numeri al di sotto della media e delle aspettative, mi domando che ne sarà ora, con Pasqua alle porte e l'estate a un tiro di schioppo. Poiché fra tratte aree cancellate dall'estero e inviti dal governo a uscire poco e a frequentare luoghi affollati e via dicendo, il comparto rischia di entrare in crisi seriamente. Anche perché quello che non programmi oggi (viaggi, eventi, manifestazioni, calendari estivi etc.) non lo fai domani. E questo dovrebbe preoccupare e non poco.

È chiaro che l'Italia, sia nelle zone del focolaio sia in quelle relative ai casi sospetti, a livello di immagine non ne esca bene. Anzi. E se per motivi di continuità territoriale e caro traghetti le visite dalle nostre parti scarseggiano da parecchio, con questa pseudo pandemia si va incontro al disastro annunciato. Forse mi sbaglierò: ne riparleremo a settembre, quando a conti fatti si tireranno le somme. Speriamo non troppo magre.

Da parte di tutti noi è doveroso sentirsi più sensibili nei confronti di noi stessi. Come? Favorendo i prodotti locali, comperando negli esercizi commerciali di zona, frequentando le nostre spiagge e le annesse strutture, vivendo le nostre città e i luoghi della cultura. Sembrerà una banalità ma alla fine è l'azione più semplice di tutte, poiché spesso lanciamo lo sguardo (e il portafoglio) altrove, incuranti che accanto a noi si trova una bellezza che è sempre bello riscoprire.

Meditiamo. Un po' perché siamo costretti e un po' perché fa bene all'anima. Se il mondo intende starci alla larga perché teme contagi, sarà pur lecito ma non deve farci crollare. Non piangiamoci addosso e non imbastiamo le guerre fra i social. Urge un unico comportamento: non perdere la speranza e operare con accuratezza nel nostro territorio. Che poi non è la prima volta, nella storia, in cui siamo caduti e ci siamo dovuti rialzare. Spesso e volentieri sbagliamo, ma sappiamo anche riprenderci. Perché magari quando tutto svanirà e nei salotti TV nessuno ne parlerà più e quando scuole, cinema, teatri, musei e stadi ritorneranno a brulicare di gente, così come le piazze e gli aeroporti, noi tutti ci ritroveremo più compatti e solidi nel pensiero. Come non mai. Proviamoci, che ci costa? Non sia mai che davvero della disgregazione non ne faremo che un chiacchiericcio lontano, riportando in auge ciò che da lustro al nostro trascorso storico: l'aver ricucito con orgoglio una nazione disunita. Occorre unità. Di intenti e di azioni. Fra regioni e amministrazioni. Fra persone che hanno a cuore la propria casa.

Tanti auguri fiduciosi a noi. Ne abbiamo profondamente bisogno".

Riccardo Sanna

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