"Cara Unione,

è circostanza ahimè nota che gran parte degli attuali eventi sportivi si giocano a porte chiuse.

È altrettanto risaputo che gli eventi sportivi che coinvolgono nazionali o squadre provenienti da paesi in cui è giunto il Corona Virus sono rimandati, come la partita di rugby Italia – Irlanda o la Solo Women Run a Cagliari

Proprio la sfida di Coppa Davis tra Giappone ed Ecuador si giocherà senza pubblico.

Ma proprio con riferimento al medesimo torneo tennistico, Cagliari decide invece di andare in controtendenza ed ospita dal 6 marzo la prestigiosa gara fra Italia e Corea del sud. Si tratta di un evento storico per la città, quantomeno dal punto di vista sportivo.

È un’occasione che darà risalto dal punto di vista economico e turistico alla città intera.

Si scontreranno le squadre rappresentative di due fra le nazioni in cui il Corona Virus ha raggiunto i livelli massimi, ha determinato il più alto numero di contagi ed ha mietuto il maggior numero di vittime.

Cagliari ha scelto di dire no alla paura: ha scelto di ospitare atleti, staff, pubblico, tifosi che arriveranno da aree infette come la Corea e le regioni del nord Italia.

È stata talmente coraggiosa che le partite si svolgeranno:

- in un’area densamente popolata;

- a fianco ad una scuola elementare;

- a poche decine di metri da un centro clinico in cui un contagio, anche lieve, sarebbe devastante;

- vicino al locale Tribunale frequentato da centinaia di persone ogni giorno;

- al confine con due chiese in cui anche gli ottantenni, vittime preferite dalla malattia, hanno il diritto di recarsi quotidianamente a pregare.

Si tratta di una manifestazione di sicurezza sorprendente, tuttavia a dir poco contrastante con i proclami provenienti dalle autorità sanitarie e politiche regionali, che mostrano l’imponente e dispendioso dispiego di mezzi e risorse utili a contrastare il virus qualora sbarcasse nell’isola.

Ha senso la preparazione di una macchina organizzativa sanitaria di tali proporzioni di fronte al rischio concreto della volontaria, potenziale importazione della malattia attraverso un evento sportivo importante?

Di certo sono incondivisibili le fobie ingiustificate, le ipotesi complottistiche e lo grossolane profilassi dei guru dell’ultimo minuto.

Beninteso, nessuno aderisce alle paure immotivate ma la cautela non è un difetto e non deve suscitare vergogna.

Se, da una parte, è sciocca la paura insensata, altrettanto lo è un eccessivo sfoggio di sicurezza, che minimizza o esclude del tutto un rischio concreto, sotto gli occhi di tutti, con cui volenti o nolenti dobbiamo fare i conti. Questa malattia non è un’invenzione, è maledettamente reale e minacciosa.

Di fronte alle precauzioni degli altri Stati e delle altre regioni s’impongono semplici domande.

Sono tutti eccessivi coloro che in queste ore raccomandano prudenza e pongono in essere misure di contenimento?

Sono state tutte ingiustificate le quarantene?

Sono stati esagerati i giapponesi, gli irlandesi o gli interisti che hanno adottato cautele massime in occasione degli eventi sportivi?

Erano melodrammatici i medici e gli infermieri completamente coperti che si aggiravano nelle aree a rischio?

La diffusione della malattia è stata anche (o in parte) dovuta alla troppa leggerezza nei controlli, alla sovrabbondante sicurezza nei propri mezzi, alla superficialità?

Perché a Cagliari la Solo Women Run è stata rinviata e non si pensa ad analogo rimedio per la Coppa Davis?

Non si deve essere tifosi della malattia né della quarantena.

Tuttavia occorre consapevolezza di ciò che si fa, di chi si ospita, di quali sono i potenziali rischi delle proprie azioni per non rimpiangere poi le scelte compiute.

Non serviranno i 'Te l’avevo detto' oppure gli 'Avremmo dovuto pensarci prima'. In quel caso non saranno sincere le condoglianze sulle vittime del Corona Virus, nemmeno sulle ottantenni.

Nessuno è pregiudizialmente contrario alla gara ed a nessuno farebbero piacere il rinvio o le porte chiuse.

Ma tutti chiedono chiarezza e che si risponda a 10, semplici domande:

1) E’ stato verificato da dove provengono atleti, staff e tifosi in occasione della partita di Coppa Davis Italia – Corea del Sud?

2) Arriveranno da una regione o da una zona in cui il Corona Virus è attivo e diffuso?

3) Queste persone sono state controllate singolarmente, con i medesimi standard italiani, presso il loro paese d’origine per un tempo sufficiente ad escludere radicalmente il rischio di contagio?

4) Verrà praticato loro il tampone? Se sì, quando? Prima che si imbarchino su un volo verso la Sardegna o (ahinoi!!!) una volta giunti nell'isola?

5) Quali sono, al di là delle vaghe descrizioni giunte finora, le misure in concreto programmate per evitare il rischio Corona Virus in Sardegna a causa di questo evento e non solo?

6) È stata presa in considerazione la possibilità di disputare la sfida fuori dal centro abitato?

7) C’era bisogno di stabilire l’area della protezione civile e dei controlli proprio nel cortile di una scuola elementare?

8) È stato verificato se la situazione sanitaria migliorerà fra poche settimane?

9) È stata di conseguenza presa in considerazione l'ipotesi del rinvio della gara?

10) È stata presa in considerazione la possibilità di disputarla a porte chiuse?

Grazie dell'attenzione".

Pierandrea Setzu

***

Potete inviare le vostre lettere, segnalazioni e contenuti multimediali a redazioneweb@unionesarda.it specificando il vostro nome e cognome e un riferimento telefonico. Nell'oggetto dell'email chiediamo di inserire la dicitura #CaraUnione.

(La redazione si limita a dar voce ai cittadini che esprimono opinioni, denunciano disservizi o anomalie e non necessariamente ne condivide il contenuto)
© Riproduzione riservata