"Cara Unione,

la sventura del cargo 'Cdry Blue', incagliatosi nelle settimane scorse negli scogli di Capo Sperone, a Sant'Antioco, mi ha fatto riflettere parecchio sul come la gente reagisca in occasione di una sventura che in qualche modo ti tocca da vicino.

Dapprima vi è lo stupore: il fatto in sé fa riflettere e si abbozza qualche prima considerazione. Poi subentra lo sdegno: l'ipotesi catastrofe ambientale fa preoccupare e genera indignazione. Infine scatta la caccia ai colpevoli e relative accuse in veste di esperti in materia: tutti, sui social, sentono il diritto di esprimersi, accusando e puntando il dito, divenendo poi professori di tematiche ambientalistiche tanto da saper valutare con certezza danni e ripercussioni future.

Ora, dico io: chi di dovere giudicherà piloti ed equipaggio vagliando i vari gradi di colpevolezza nelle sedi opportune (Facebook è uno strumento formidabile, ma ancora non è divenuto un tribunale, sicché ci si metta l'anima in pace). Prossimamente l'imbarcazione verrà rimossa e le valutazioni espresse dai veri esperti in maniera pare, allo stato attuale delle cose, non pongano l'accento sulla catastrofe ambientale. Questo insegna l'importanza del saper tacere, evitando di sproloquiare fin da subito. Poiché prima di incutere timore, rischiando di fare pessima pubblicità al territorio, è bene avere dati certi fra le mani.

Detto questo, resta un atteggiamento popolare che ormai pare sia diventato la normalità. E cioè che dinanzi all'incidente avvenuto tutti parlano e sentenziano, senza cognizione di causa. Perché partecipare, anziché osservare e magari informarsi, da più adrenalina.

E talvolta fa anche sentire più importanti. Fin troppo, a mio avviso, e senza motivo.

Grazie dell'attenzione".

Riccardo Sanna - Sant'Antioco

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