"Cara Unione,

'Vanverismo': la parola mi suona nuova, mai sentita, ma il suo significato è vecchio, potremmo dire antico, e quasi familiare, se ci riferiamo alla nostra scuola. Deriva da 'a vanvera (a caso, a capocchia)', locuzione avverbiale che ben si attaglia alle improvvisazioni di qualche nostro Ministro, recente quasi attuale, o meno recente e quasi antico e al succedersi implacabile delle iniziative valutative a carico del nostro sistema scolastico.

Quando vengono resi noti i risultati delle indagini sul profitto degli alunni e studenti italiani, i giornali aumentano la tiratura, gli esperti spiegano, il pubblico accusa o si lamenta, e anche noi .... Altri, testardi, ci ragionano sopra, vedono alcune cose che sarebbero visibili anche ad occhio nudo, ma risultano invisibili a certi esperti (tra essi anche molti valutatori) abituati a vedere le cose tanto da vicino da perdere di vista l'insieme che dà senso alle cose particolari.

Si cresce non solo grazie all'azione formale della scuola e alla sua conformazione didattica, culturale e organizzativa, e anche grazie al contesto ambientale, familiare e sociale che con le sue influenze l'accompagna e la condiziona in positivo o in negativo. Queste cose il valutatore le sa e possiede gli strumenti per isolarne le variabili. E sa altresì che la valutazione è solo un momento, ancorché essenziale, dell'azione educativa e formativa della scuola. È l'intelligenza del processo, ma è sintonizzata più sugli standard di rendimento e di profitto che sugli standard di processo, solitamente confinati nell'implicito e al massimo nell'ipotetico. Tralascia di considerare la vita nella sua interezza longitudinale, menziona, ma non precisa, le ipotetiche conseguenze derivanti dall'assenza dei necessari supporti e opportunità necessari alla crescita. Vivere situazioni di effettiva uguaglianza educativa non è che un sogno, ma solo al suo interno sarebbe possibile rinvenire l'oggetto legittimo e vero del valutare, il soggetto depurato di tutto quanto non dipende da lui. Ma questo soggetto è un'anima bella che esiste solo in teoria.

Tuttavia, il percorso che dal reale punta all'ideale può essere abbreviato. Ad esempio, quando l'Assessore competente chiede di poter decidere in autonomia i criteri della programmazione della rete scolastica sul territorio, per adeguarla ai canoni della didattica e ai reali bisogni delle comunità, o quando qualcuno richiama l'attenzione del Ministero sulla necessità di migliorare la preparazione e la retribuzione del personale, in primis di quello docente, è possibile e anzi probabile che le indagini PISA o altre diversamente denominate diano per gli scolari e studenti sardi responsi meno amari, anche per quanto concerne i livelli di apprendimento in Matematica e Scienze o nella capacità di capire un testo scritto".

Gabriele Uras - Cagliari

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