"Cara Unione,

ho appreso anche dalle vostre pagine che la corsa a sa pudda del 9 marzo a Paulilatino ha avuto un drammatico epilogo: due cavalieri sono stati ricoverati in ospedale, un cavallo è fuggito sulla strada 131, recuperato prima che accadesse un altro incidente, e la manifestazione è stata sospesa perché erano finite le ambulanze.

Fino a quando dovremo tollerare queste corse in cui i cavalli (che non scelgono di correre) muoiono, si feriscono, fuggono e i cavalieri (che scelgono di cavalcare) cadono e, buon per loro, se la cavano sempre?

In Sardegna le corse di cavalli sono innumerevoli e ogni anno presentano il conto in fatto di incidenti.

Come se non bastasse la gravità degli stessi su animali e cavalieri, bisogna pensare alla mobilitazione di ambulanze e pronto soccorso che per parecchi giorni dell'anno sono a disposizione di questi spettacoli crudeli e obsoleti.

Immagino se quel giorno fosse stato necessario intervenire per soccorrere una persona incidentata per qualsiasi altra ragione. Il paese magari non sarebbe stato in grado di farlo perché le ambulanze erano state usate per soccorrere chi si stava divertendo in maniera alquanto discutibile.

La Regione Autonoma della Sardegna legifera, ma non è sufficientemente lungimirante nel valutare il prezzo che si deve pagare mantenendo questa famigerata tradizione.

Scrive Jim Mason: 'Abbiamo perso il senso di fratellanza che dovrebbe legarci agli altri abitanti di questo pianeta e la capacità di sentircene parte. La nostra tradizione è una tradizione di arroganza nei confronti del mondo vivente, considerato inferiore, da usare e da sottomettere' (Un mondo sbagliato, Edizioni Sonda, 2007).

Cordiali saluti".

Paola Re

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