Dopo i numerosi commenti alla lettera pubblicata nei giorni scorsi e relativa all'obbligatorietà della laurea per le maestre delle scuole primarie, pubblichiamo oggi l'amaro sfogo ricevuto da una maestra 33enne, che crede nella scuola pubblica come "ci dovrebbe credere anche lo Stato".

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"Gentile redazione,

ho 33 anni, un diploma scientifico, una laurea triennale, una quinquennale a ciclo unico in formazione primaria nuovo ordinamento. Sono una maestra senza futuro. Non voglio insegnare nella scuola privata: credo nella scuola pubblica e secondo me ci dovrebbe credere anche lo Stato. Gli anni in cui non ho studiato, tra la prima e la seconda laurea, li ho trascorsi in classe, nei musei e in giardino ad insegnare attraverso laboratori di didattica attiva e cooperativa. Mi sono sempre formata a mie spese. Oggi a Roma piove e sono felice perché il meteo è entrato in empatia con me. Non sono riuscita mai a portare a casa uno stipendio, ma ho imparato tantissimo. Adesso vorrei un lavoro, ma non vorrei sorpassare nessuna collega che abbia più diritto di me.

I diplomati magistrali ante 2001/2002 e i laureati in Scienze della Formazione Primaria (salvo per quelli laureati entro il 2007, prima della chiusura delle Graduatorie a Esaurimento, il cui test d'ingresso aveva anche valore concorsuale, nonostante il corso di laurea prevedesse allora un anno in meno rispetto ad oggi), sono ugualmente abilitati all'insegnamento nella scuola primaria, ed ugualmente dovranno superare un concorso per l'immissione in ruolo.

Chi decide quali maestre hanno più diritto? Le graduatorie. Come si entra in graduatoria? Con il concorso per la prima fascia (immissione in ruolo) e con la sola abilitazione per la seconda fascia (supplenze). Cosa chiedono i diplomati magistrali ricorsisti? Di restare in prima fascia come è stato permesso loro dal 2014 in via cautelare a causa dei ricorsi presentati. Tuttavia, nel dicembre del 2017 il Consiglio di Stato in adunanza plenaria ha respinto definitivamente i ricorsi dei diplomati magistrali, imponendo l'espulsione dei ricorsisti dalle graduatorie ad esaurimento.

Se non hai superato un concorso non hai diritto ad avere il ruolo: è anticostituzionale (art. 97). Sei abilitata come me, ma abilitata non significa che hai superato un concorso: sosteniamolo insieme appena possibile. A tutte le maestre ricorsiste: state superando i precari storici delle GAE (che hanno fatto il concorso nel 1999 e nel 2005) e i vincitori di concorso 2012 e 2016; concorsi ai quali avreste potuto partecipare anche voi. Dopo aver superato il concorso, con il punteggio di 15-20 anni di insegnamento precario che giustamente rivendicate, sarete le prime a essere assunte. Avete avuto quattro concorsi cui partecipare, ma non è mai troppo tardi: ce ne saranno altri. Il merito non dipende dal titolo di studio, ma dal fatto di aver sostenuto un concorso.

Se lo Stato prendesse le sue scelte per assecondare interessi personali, in spregio dei principi costituzionali, della legge, dell'interesse generale e dei diritti dei moltissimi che osservano la legge, allora saremmo in una dittatura. È una parola molto forte, ma io sono una maestra che crede nella cittadinanza attiva, nella democrazia, nella giustizia e ci credo nella pratica, non solo in teoria. Io il ricorso senza averne titolo non l'avrei mai fatto.

Sono una maestra antifascista: in quale Stato si chiedono decreti d'urgenza per assecondare i personalismi e non l'uguaglianza e la giustizia verso tutti i cittadini e le cittadine? In quale Stato fanno più notizia le maestre che protestano per un diritto inesistente, che anzi hanno superato colleghi legittimamente inseriti in graduatorie ad esaurimento e graduatorie di merito, piuttosto che 110.000 docenti tra cui precari storici, vincitori di concorso e laureati in formazione primaria? In quale stato non si cerca di indire il concorso più spesso, ogni due anni come chiediamo, ma si preferisce assecondare chi fa tanto rumore senza giusta causa?

Essere una maestra antifascista oggi significa pretendere giustizia per le bambine e i bambini che saranno futuri cittadine e cittadini. Per loro dobbiamo lottare, per una scuola che sappia testimoniare uguaglianza e giustizia!

Essere una maestra antifascista oggi significa scioperare per le aule troppo piccole, le classi troppo numerose, i troppo pochi insegnanti di sostegno, il troppo potere dato ai dirigenti attraverso la legge 107, non perché venga ufficializzato il posto in graduatoria di chi sta illegittimamente superando altri docenti aventi diritto.

Essere una maestra antifascista oggi significa gridare esasperatamente che ci sono docenti e studenti cui non viene data voce e che sono le vere vittime di questa situazione.

Se tutte le colleghe ricorsiste non vincitrici di concorso mi supereranno, forse non entrerò mai in ruolo, ma la considerazione più amara sarebbe constatare come lo Stato possa abdicare al suo ruolo, privilegiare gli interessi di una parte rispetto all'interesse generale, tradire la costituzione, le leggi, i regolamenti, i pronunciamenti della giustizia amministrativa, in una parola: se stesso.

Essere una maestra antifascista oggi significa amare e rispettare la democrazia, nella consapevolezza che non può esserci comunità se si antepone a tutto una pretesa illegittima, solo per il proprio ritorno individuale.

Luisa Gioia - Roma

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