Il team di astronomi ed astrofisici autore della prima immagine di un Buco Nero ha pubblicato tre articoli scientifici che mostrano, per la prima volta, i campi magnetici presenti nei dintorni di un Buco Nero. E fra i protagonisti della ricerca, anche l'astrofisico sardo Ciriaco Goddi.

Se il 10 aprile del 2019 la collaborazione internazionale Event Horizon Telescope EHT aveva stupito tutto il mondo con la ripresa del Buco Nero nella galassia M87, a due anni di distanza un nuovo importante risultato è stato raggiunto osservando in modo indiretto il suo campo magnetico. Una "prima volta" che si è potuta concretizzare grazie all'osservazione della luce proveniente dalla materia che spiraleggia attorno al gigantesco Buco Nero. E in particolare si è osservata la sua polarizzazione.

Gli astrofisici hanno dunque "indossato" degli occhiali speciali che, come le lenti polarizzate, hanno dato importanti indicazioni sul meccanismo che origina degli imponenti getti luminosi di energia e materia che sfuggono al Buco Nero a velocità prossime a quelle della luce e che si estendono per almeno 5000 anni luce. "Questo lavoro rappresenta una pietra miliare in questo campo perché ci aiuta a capire come questi getti sono generati dal campo magnetico nelle immediate vicinanze dell'orizzonte degli eventi" ha dichiarato l'astrofisico Ciriaco Goddi, primo firmatario di uno dei tre articoli appena pubblicati. "La maggior parte della materia che si trova vicino al bordo di un buco nero vi precipita dentro, ma alcune delle particelle sfuggono e vengono scagliate nello spazio sotto forma di getti".

L'astrofisico sardo Ciriaco Goddi (foto Floris)
L'astrofisico sardo Ciriaco Goddi (foto Floris)
L'astrofisico sardo Ciriaco Goddi (foto Floris)

Il campo magnetico del Buco Nero risulta dunque fondamentale per spiegare cosa accade in M87 ed in tutti i grandi buchi neri presenti nella Galassie che gli astronomia definiscono "attive".

Per questo importante studio sono state coinvolte le antenne dell'Event Horizon Telescope (EHT) e più di 300 ricercatori di tutto il mondo, un lavoro imponente che è stato portato avanti per quattro anni.

"Un esempio di perseveranza unica" secondo l'astrofisico Goddi, ricercatore alle università olandesi di Nijmegen e Leiden, "forse ci voleva la persistenza di un sardo per mandare avanti uno studio per tanti anni senza mai perdere l'obiettivo e in una collaborazione che sta portando l'esplorazione umana oltre le frontiere della nostra conoscenza dell'Universo".
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