La storia infinita ha un inizio ma non una fine. Almeno, non ancora. A deciderlo, l'epilogo di una vicenda che dura da trentasei lunghi anni, sarà soltanto la politica, la volontà di chi, in questo interminabile lasso di tempo, non ha deciso, scelto, messo a frutto le idee e definito i programmi per far davvero partire il rilancio di Santa Gilla. Della laguna e della peschiera. Anche di un patrimonio di edilizia pubblica nato per ospitare la scienza, la ricerca biologica legata alla pesca e all'acquacoltura ma morto sul nascere.

Allevamento di mitili (foto archivio L'Unione Sarda)
Allevamento di mitili (foto archivio L'Unione Sarda)
Allevamento di mitili (foto archivio L'Unione Sarda)

Mai uno studioso, in quei caseggiati innalzati a Sa Illetta per contenere laboratorio idrobiologico, schiuditoio e sala delle arselle ci ha messo piede. Ci lavorano, è vero, da qualche anno a Santa Gilla, i biologi del Dipartimento di scienze della vita e dell'ambiente, ma lo fanno in ben altri spazi, condividendoli con i pescatori nel caseggiato dello stabulario. È qui che progettano il futuro dei ricci di mare, la cui popolazione è stata messa in serio pericolo da un prelievo sconsiderato. È qui che elaborano indagini scientifiche sulle oloturie.

Un'immagine interna (foto A. P.)
Un'immagine interna (foto A. P.)
Un'immagine interna (foto A. P.)

Ma è nel complesso immobiliare abbandonato che potrebbero operare più efficacemente, dignitosamente. Al fianco dei pescatori e degli allevatori del Consorzio ittico Santa Gilla, duecento operatori in cerca di riscatto e stanchi di elemosinare un impegno vero da parte delle istituzioni.

Ora sono tornati alla carica, i soci del Consorzio. E con loro il Comune. Chiedono un confronto che non si diletti solo di parole e frasi ricorrenti ma punti a scriverla, la parola fine, della "vergogna Santa Gilla".

L'edificio di Sa Illetta abbandonato (foto A. P.)
L'edificio di Sa Illetta abbandonato (foto A. P.)
L'edificio di Sa Illetta abbandonato (foto A. P.)

Il riassunto tragi-comico dei caseggiati di Sa Illetta è presto detto. Anni Ottanta, la Regione edifica a sue spese laboratorio idrobiologico, schiuditoio, depuratore biologico, fabbricato servizi, fabbricato lavorazioni, stabulario, impianto trattamento, cabina elettrica, casa custode su aree Cacip, allora Casic. Solo una parta (in testa lo stabulario) è stata ricompresa quale struttura al servizio della pesca e nell'ambito della concessione in favore del Consorzio ittico. Il Cacip aveva proposto l'idea di trattenerne uno cedendo la proprietà dei restanti dieci alla Regione. Quest'ultima avrebbe dovuto corrispondere un prezzo per le aree.

Ora, il Comune è destinatario di un finanziamento dell'assessorato regionale ai Lavori pubblici per il recupero ambientale del complesso immobiliare. La definizione dell'assetto proprietario del compendio ha aperto un ventaglio di valutazioni e ipotesi. La prima: il trasferimento della proprietà della superficie dal Cacip alla Regione anche a prezzo simbolico. Soluzione che comporta però un aggravio del pagamento delle imposte legate al valore del bene. Seconda possibilità: la vendita della proprietà dal Cacip alla Regione dei fabbricati. A suo tempo si parlò di 105 euro a metro quadro.

Nel concreto, gli edifici restano chiusi. O meglio, spalancati ma solo per chi di tanto in tanto s'infila per saccheggiare il poco rimasto.

È l'11 maggio del 2018 quando la direzione generale degli Enti locali scrive al Cacip, all'assessorato all'Agricoltura (competente per la pesca su Santa Gilla) e al Comune. L'oggetto sono ancora i caseggiati di Sa Illetta. E ancora una volta si ribadisce che «i fabbricati edificati sul sedime del predetto Consorzio sono da considerarsi di proprietà del Cacip... e un eventuale riacquisto ad opera della Regione, dell'edificato unitamente alle aree pertinenziali comporterebbe un ingiustificato esborso economico» per l'amministrazione regionale. Premessa cui seguono «in un'ottica di leale collaborazione», alcuni suggerimenti. Che il Cacip conceda in comodato d'uso gratuito per 50 anni, alla direzione dell'Agricoltura e al Servizio pesca, la porzione dei fabbricati...per le attività di pesca connesse alla laguna di santa Gilla; che il comodato consenta la sub-concessione di tali fabbricati in modo che il Servizio pesca li possa concedere a soggetti terzi; che i fabbricati rimangano nella disponibilità del Cacip, il quale destinerà gli usi e per le finalità che riterrà opportuno, ivi incluso l'eventuale concessione in comodato al Comune.

Da qui si dovrà dunque partire. Qualunque sia la scelta che il Consorzio industriale provinciale di Cagliari deciderà di fare.
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