Febbraio 2020 lo abbiamo trascorso davanti alla tv che ci raccontava di un virus maledetto che però pareva ancora lontano da noi. Poi la pandemia ci ha travolto e marzo 2020 è stato l'inizio di un incubo. Quest'anno febbraio si chiude con la buona notizia che dal primo marzo la Sardegna può iniziare a credere che da quell'incubo ci si può svegliare, basta volerlo e seguire le regole. Solo così le tante cose a cui abbiamo dovuto rinunciare, come ci ricorda questo "alfabeto dell'assenza" saranno soltanto un brutto ricordo.

A come amici. Per un anno abbiamo dovuto ridurre incontri, visite, gite in compagnia. Siamo rimasti per ore a chiacchierare al telefono, a ricordare i bei momenti e a prometterci che tutto il tempo perduto dovrà essere recuperato.

B come baci. Vietati i due baci quando ci si incontra e quando si va via e questo per qualcuno può anche essere stato un sollievo. Ma vietati anche i baci e gli abbracci con le persone che contano davvero e questo al Covid non lo perdoneremo mai.

C come compagno di classe. La pandemia ha tolto ai nostri ragazzi la gioia della complicità e della condivisione durante le lezioni. Solo banchi singoli e per i più sfortunati banchi a rotelle che fanno venire il mal di schiena. Addio bigliettini passati di mano in mano, addio suggerimenti preziosi durante l'interrogazione.

D come destinazione mancata, Ogni viaggio è stato annullato, ogni progetto rimandato, porti e aeroporti sono rimasti vuoti. Ci siamo ripromessi che il 2021 sarà l'anno del riscatto ma pochi, per adesso, hanno rifatto un biglietto aereo.

E come eleganza rinviata. C'è chi si è imposta abiti sempre perfetti, trucco e parrucco anche in smart working, ma la stragrande maggioranza degli italiani ha preferito la comodità assoluta di tuta e pantofole. E a Natale il pigiama è stato tra gli articoli più regalati.

F come fidanzati persi. Mai come quest'anno si sono incrinati i rapporti di coppia vissuti a distanza forzata e anche il numero di matrimoni in crisi è aumentato a vista d'occhio.

G come Giga. Per tenerci in contatto ne abbiamo consumato come mai in tutta la nostra vita. E infatti le compagnie telefoniche sono quelle che hanno vissuto meglio questi lunghi mesi di pandemia.

H come hotel. Chiusi forzatamente a causa dell'assenza di turisti e della totale incertezza per le prenotazioni. Molti si sono riciclati come "Covid hotel", altri hanno tristemente affisso alla porta il cartello con la scritta Cedesi gestione" o, ancora peggio "Vendesi".

I come interventi saltati. È uno dei temi più neri di questo lungo anno durante il quale il Covid ha reso complicatissimo l'accesso agli ospedali e tanti pazienti hanno dovuto rinviare cure fondamentali. Il conto di tutto questo deve ancora arrivare.

L come linea persa. Le sfide ai fornelli, le torte di tutte le forme e colori, i timballi, gli arrosti, le pizze e le crostate ci hanno imposto un gran lavoro: mangiare tutto. E ora esiste l'armadio con i vestiti pre e post pandemia.

M come musica dal vivo. I più fiduciosi hanno conservato i biglietti acquistati lo scorso anno in cui tutti i concerti sono saltati. Chi scrive spera di trovarsi a Roma a fine giugno per il grande show di Vasco Rossi ma meglio non dirlo a voce troppo alta. Il virus è ancora in agguato.

N come neve. Gli appassionati di sci e soprattutto l'intero settore della montagna hanno vissuto un anno complicatissimo e i gestori degli impianti in queste settimane sono alle prese con la conta dei danni per le mancate aperture decise all'ultimo momento.

O come occupazione. Il crollo del lavoro ha toccato quasi tutti i settori e ora si attendono risposte concrete per i ristori anche se tanti posti di lavoro sono irrimediabilmente cancellati per sempre.

P come palestre e piscine. Ad oggi ancora non si sa quando potranno riaprire e al danno ai aggiunge la beffa di aver preparato i locali e le strutture per gli allenamenti a norma di distanziamento per poi sentirsi dire che le porte sarebbero comunque rimaste chiuse.

Q come quarantena. Era una parola da utilizzare al massimo quando si giocava a "nomi, città, fiori cose e frutta" o solo in casi eccezionali. Una parola che abbiamo letto o pronunciato almeno una volta ogni giorno per 365 giorni. Davvero non vediamo l'ora di inserirla in un nuovo alfabeto dell'assenza.

R come risparmi finiti. Chi ha la fortuna di avere il posto fisso è riuscito a campare senza grossi problemi. Tutti gli altri per far fronte a mesi senza un giorni di lavoro hanno dovuto svuotare conti e persino il salvadanaio che mai avrebbero voluto rompere.

S come shopping. Qquest'anno è stato quasi esclusivamente on line anche perché, per tanto tempo, i negozi sono stati chisi forzatamente. E quando hanno riaperto c'è stato l'obbligo di mascherina, disinfettante e distanziamento che hanno reso tutto più complicato.

T come teatri chiusi. I nostri artisti hanno fatto di tutto per essere presenti nelle nostre vite tramite tv e social ma quel contatto magico, quell'applauso finale dopo uno spettacolo manca a tutti. Ma arriverà.

U come uscite agognate. Per mesi chi ha la fortuna di avere un balcone anche di tre metri per due si è sentito un re. Siamo diventati il peggior nemico dei cane poltrone costretto a lunghe passeggiate quando l'uscita col cane era l'unica concessa. E ora che il coprifuoco sta sparendo stiamo desiderando una passeggiata al chiaro di luna.

V come vaccini che non arrivano. Anche chi ha il terrore degli aghi continua ad aspettare il giorno in cui arriverà il suo turno per poter avere un valido aiuto per sfidare questi nemico maledetto.

Z come Zalone. Abbiamo dovuto rinunciare al film di Capodanno e abbiamo visto e rivisto per ridere tutti assieme i titoli che hanno reso Checco, al secolo Luca Pasquale Medici, il comico più amato d'Italia. Che per ringraziarci ci ha regalato la divertente e smaliziata canzone "L'immunità di gregge" recitata magistralmente in un video insieme a Virginia Raffaele. Non l'avete sentita? Se vi restano giga cercatela su YouTube.
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