Un museo moderno, che si inserisce in un contesto architettonico di forte impatto visivo, tra il monumentale Duomo di Oristano e l'imponente seminario arcivescovile.

Il Museo diocesano è nato da un'idea di Monsignor Ignazio Sanna e oggi è guidato dall'arcivescovo Roberto Carboni, suo successore.

Dalla sua nascita è diretto da Silvia Oppo, architetto oristanese, che in 5 anni di organizzazione attenta e scrupolosa ha portato il museo a ricoprire un posto d'eccellenza nel panorama sardo della cultura e dell'arte, non solo sacra.

Il Museo diocesano è giovane ma ha già un curriculum di tutto rispetto, fatto di mostre temporanee, conferenze, rassegne concertistiche e cinematografiche che hanno visto il coinvolgimento non solo di tantissimo pubblico, ma anche di numerose istituzioni, scuole e tanti giovani artisti.

"Monsignor Carboni- e prima di lui Monsignor Sanna- è convinto che il museo sia un luogo dello spirito, di riflessione e di bellezza. Le sue sale hanno il compito di custodire, documentare e valorizzare il vasto patrimonio di arte sacra appartenente alla diocesi di Oristano, ma anche quello di creare relazioni con la comunità, opportunità di diffusione della conoscenza e della bellezza e produrre una significativa crescita sociale, culturale e pastorale" spiega Silvia Oppo.

L'edificio si articola su quattro stabili che ruotano attorno alla corte del Duomo, antico cimitero dei presbiteri arborensi, che funziona da elemento di collegamento tra le diverse aree espositive, diventando spesso una vera e propria expo a cielo aperto.

La recente mostra di Antonello Cuccu (foto Alessandra Raggio)
La recente mostra di Antonello Cuccu (foto Alessandra Raggio)
La recente mostra di Antonello Cuccu (foto Alessandra Raggio)

"In tutto sono circa 1.200 metri quadrati tra Galleria delle esposizioni, Sale situate al piano inferiore e la grande Sala San Pio X, nella quale è custodita una selezione di suppellettili liturgiche in argento, paramenti sacri provenienti dal prezioso tesoro del Duomo e rarissimi documenti antichi: una straordinaria testimonianza della storia religiosa, politica, sociale ed economica dell'intera isola".

La Galleria è destinata alle mostre temporanee, così come alcune sale del Seminario, dove è anche allestita la ricca collezione archeologica e numismatica, raccolta dell'originario "gabinetto archeologico" del Seminario arcivescovile, sorto nei primi decenni del Novecento.

L’inaugurazione di una mostra (foto Alessandra Raggio)
L’inaugurazione di una mostra (foto Alessandra Raggio)
L’inaugurazione di una mostra (foto Alessandra Raggio)

"Gli operatori museali accompagnano il visitatore alla scoperta di questi tesori - racconta Silvia Oppo- lungo tutto il percorso museale e propongono, su richiesta, anche le visite guidate al Duomo, al suo campanile e alle chiese del centro storico. Il museo propone anche diverse attività didattiche rivolte alle scuole, attivate insieme all'Archivio storico diocesano e alla Biblioteca del Seminario".

In questi ultimi anni sono stati tantissimi gli artisti d'eccellenza ospitati nel Diocesano che dedica tanto spazio all' arte contemporanea: Jacopo Scassellati, Antonello Cuccu, Liliana Cano, Gavino Tilocca, Somiglianze di famiglia… allestimenti bellissimi con opere di grande spessore. Tutte scelte legate alla spiritualità?

"Il tema del sacro è certamente uno degli obiettivi precipui della nostra filosofia, ma come in altre realtà presenti nella Penisola, cerchiamo sempre di tradurre con un linguaggio contemporaneo e rinnovato la funzione pastorale del Museo. Nascono così le mostre come Il sacro nell'opera di Antonio Corriga, oppure Ecce Homo di Antonio Amore, Oikos, Ontos, Somiglianze di Famiglia, Dimore… solo per citarne alcune. Valori cristiani che sono veicolati anche indirettamente".

Silvia Oppo con monsignor Roberto Carboni ( foto Alessandra Raggio)
Silvia Oppo con monsignor Roberto Carboni ( foto Alessandra Raggio)
Silvia Oppo con monsignor Roberto Carboni ( foto Alessandra Raggio)

Spieghi meglio.

"Nella mostra Oikos, ad esempio, non era presente alcuna immagine sacra eppure restituiva una lettura dell'enciclica Laudato si' di Papa Francesco attraverso una serie di opere di giovani artisti sardi. O ancora Ontos, in cui era presente una profonda riflessione morale sul cammino dell'esistenza umana, quale archetipo della vita del Cristo. Sono state mostre impegnative, allestimenti che hanno richiesto grande intuito e creatività, che ho realizzato anche grazie al continuo scambio con i mie collaboratori e curatori, come Antonello Carboni e Annarita Punzo".

Se dovesse invitare qualcuno a vedere 3 delle opere più belle della mostra permanente d'arte sacra quali consiglierebbe?

"Sicuramente il prezioso dossale Madonna con Bambino e Santi della fine del XIII secolo, probabilmente la prima opera a fondo oro giunta nell'Isola e tra le prime testimonianze della Cultura gotica toscana ispirata dalla Cultura francescana, custodita per decenni nell'Episcopio e, per volontà dell'arcivescovo, messa a disposizione del grande pubblico. Poi sicuramente i due plutei marmorei provenienti dalla cattedrale - continua - che raffigurano Daniele nella fossa dei leoni e Leoni che trattengono vitelli, databili al fine dell'undicesimo. Due manufatti che probabilmente servivano da cancello presbiteriale della chiesa romanica".

Il cortile del museo, raccordo tra tutti gli stabili espositivi (foto Alessandra Raggio)
Il cortile del museo, raccordo tra tutti gli stabili espositivi (foto Alessandra Raggio)
Il cortile del museo, raccordo tra tutti gli stabili espositivi (foto Alessandra Raggio)

Il museo conserva anche la più ricca e antica collezione di codici della Sardegna medioevale, della Cattedrale di Oristano.

"Certo, si tratta di 13 manoscritti liturgici in pergamena, sontuosamente miniati, quasi tutti risalenti all'epoca del Giudicato d'Arborea. Nella Sala San Pio X inoltre è ospitata anche la grande tela di Carlo Contini raffigurante il Cristo cosiddetto di Nicodemo, quale simulacro del crocifisso conservato nella chiesa di San Francesco, qui in città. Un'opera nata in sostituzione della poderosa scultura, nel tentativo di metterla in salvo dai bombardamenti della seconda guerra mondiale".

Nonostante il Covid l'attività è andata avanti, quali sono stati i problemi che avete incontrato nei mesi scorsi e quanti accessi avete perso? Siete riusciti a mantenere tutte le collaborazioni?

"Durante i mesi di chiusura il museo ha sempre lavorato aggiornando costantemente la sua programmazione e preparandosi, con nuove iniziative, alla riapertura - spiega Silvia Oppo - A maggio dello scorso anno abbiamo riaperto con la mostra "Fictores. I ceramisti di Oristano", allestita nello storico porticato del giardino, offrendo anche un atto simbolico di nuovo avvio alla vita non solo sociale ma anche produttiva, celebrata con le opere degli artisti della storica ceramica oristanese".

Ora il museo ha riaperto con la mostra "Oristano al centro dell'Europa. L'attacco francese del 1637".

"Una delle sale ospita i quattro stendardi monumentali provenienti dalla controfacciata della Cattedrale di Santa Maria Assunta, interessata dai restauri. Viene offerta al visitatore la possibilità di ammirarli ad una distanza ravvicinata, data la loro originaria collocazione a circa dieci metri di altezza, e di conoscere una pagina della nostra città ricca di fascino e storia. Una testimonianza dell'attacco francese alla città nel febbraio 1637, che racconta Oristano nell'ambito della Guerra dei Trent'anni".

E poi ci sono i canali digitali, che in questo periodo di pandemia sono stati preziosi.

"Dobbiamo sempre stare vigili e pronti - conclude Silvia Oppo - e non permettere a questi tempi bui, difficili, di venire meno alle nostre facoltà, immobilizzandoci. Dobbiamo cercare di usare questi momenti di incertezza e fermo forzato per concentrarci sulla riscoperta e sulla rinascita, sondando le potenzialità della comunicazione, dando modo a chiunque di poter estendere lo sguardo, ospiti da dietro lo schermo, delle opere e delle iniziative che il museo può offrire come ristoro". E nel 2020 paradossalmente anche le collaborazioni sono state consolidate e ne sono nate di nuove "Proprio così: l'ultima è la collaborazione con l'Accademia di belle arti Sironi di Sassari con la quale stiamo mettendo in campo diversi progetti che avranno certamente una significativa ricaduta in tutto il territorio".
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