Tra le tante cose di cui essere grati a Luna Rossa c'è anche quella di aver portato a casa la Prada Cup (ex Louis Vuitton Cup, il torneo degli sfidanti) costringendo gli italiani al minor numero di levatacce (o notti insonni) possibile. Ha liquidato American Magic in semifinale in due giornate (4-0), ha concesso a Ineos UK una manche, ma per arrivare a 7 vittorie aveva comunque bisogno di quattro giornate di regata (7-1). Sei in tutto, di meno non si poteva. Va da sé che le giornate di Auckland, nel nord della Nuova Zelanda, perciò ai nostri antipodi (+12 ore di fuso orario), sono le nostre nottate. Partenza delle regate di semifinale poco dopo le 3 (vento permettendo) e di quelle di finale un'ora dopo. Il tutto dura più o meno quanto un partita di calcio di due tempi. Tradotto: in meno di due ore si può tornare a dormire. Chi ci riesce. Per edulcorare il supplizio - che è anche un modo naturale per selezionare i veri appassionati - le chiamano "notti magiche", con un cliché nato nel 1990 ai Mondiali di calcio. Solo che lì alle 23 avevi già spento la tv.

UNA SFIDA ESCLUSIVA Si potrà obiettare che, vincendo il Round robin, come hanno fatto gli inglesi, avremmo potuto risparmiare due sveglie e altrettanti caffè, ed è vero. Ma avremmo probabilmente perso la finale. Perché - e qui finalmente iniziamo a parlare dell'America's Cup - sono state proprio le quattro prove disputate contro gli americani del New York Yacht Club a consentire a Luna Rossa di impratichirsi e migliorare la conduzione del fantascientifico monoscafo AC75 sino a poter "bastonare" i poveri inglesi, che in realtà sono tutto tranne che poveri. Di quanto costi la sfida al trofeo non-solo-velico più antico del mondo (nato nel 1851) e di quanto sia prestigiosa (ed esclusiva) bisogna avere un'idea chiara sin dall'inizio per capire i meccanismi della competizione. La chiamano "formula 1 del mare" perché l'aspetto innovativo è preminente. Entrambe sono sulla frontiera del progresso automobilistico, in un caso, o velico e navale, nell'altro. E, in questa edizione, la numero 36, soltanto in tre si sono potuti permettere il lusso di sfidare i neozelandesi detentori.

Luna Rossa vola nella finale con Britannia (foto Luna Rossa Prada Pirelli team)
Luna Rossa vola nella finale con Britannia (foto Luna Rossa Prada Pirelli team)
Luna Rossa vola nella finale con Britannia (foto Luna Rossa Prada Pirelli team)

MENTE VULCANICA Questi aspetti non potevano non incuriosire un personaggio come Jim Ratcliffe, l'uomo più ricco (o il secondo più ricco) d'Inghilterra, proprietario del 66% del colosso chimico Ineos. Il 68enne uomo d'affari è - magari assieme a Elon Musk - la personalità più vulcanica emersa negli ultimi dieci anni nell'ambiente dei super ricchi. Dopo la sua inarrestabile scalata nel proprio settore industriale, si è dedicato con grandissima ambizione allo sport, applicando principi estremi: un approccio rivoluzionario, più che innovativo, basato sulla ricerca del massimo sviluppo tecnologico in materiali e concetti, con l'obiettivo di spostare sempre il limite in po' più in là e lasciare un segno profondo. Ha acquistato un terzo della Mercedes di Formula 1, il Team Sky di ciclismo, il Losanna e il Nizza nel calcio, ha finanziato il progetto del Challenge 1:59 per dimostrare che un uomo può correre la distanza della maratona in meno di due ore. Corre per vincere, sempre.

CHALLENGER OF RECORD Ratcliffe è un mecenate, sì, ma non dello stesso tipo di Patrizio Bertelli. Il patron di Prada (affiancato da sua moglie Miuccia Prada) sarà senz'altro animato da interessi commerciali, ma alla base è il classico sportivo in senso anglosassone. Velista in gioventù, ha sposato nel 2000 la causa del trofeo più prestigioso, arrivando quattro volte alla finale degli sfidanti e vincendola due. Il suo rivale inglese, invece, è un ostinato visionario. Pensa - se possibile - ancora più in grande. Non vuole stupire come primo obiettivo ma non gli dispiace che accada. Per il suo modo di vedere le cose, il sindacato più simile è quello di New Zealand. Ha capito che il suo interlocutore sono i kiwi e per poterci parlare di Coppa America deve diventare Challenger of Record, cioè occupare - in mancanza di quello del defender - il ruolo di rappresentante degli sfidanti. Anche perché, ha dichiarato, "Defender e Challenger of Record hanno troppo vantaggio". Per questo con insistenza è circolata la voce di un accordo con Emirates Team New Zealand, con il quale è palese un feeling ben maggiore di quello che entrambi esternano con Luna Rossa. In pratica, l'impegno a sfidare l'altro qualora questo vincesse l'America's Cup. Un piano che prevedeva, magari, l'idea di giocarsi la Vecchia Brocca in una sfida diretta e che Luna Rossa ha fatto saltare in aria, costringendo i sudditi di Sua Maestà, che da 170 attendono di riprendersi la Coppa delle Cento Ghinee, a prolungare il digiuno. Ma non c'è dubbio che, se la sua ambizione è diventare COR37, Ratcliffe ci riproverà in altro modo.
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