Viaggiare durante la pandemia non solo è più raro (oltrechè proibito a meno di poche situazioni consentite): è diverso. Ogni cosa nota è cambiata. Procedure, odori e persino rumori. In aereo per tutta la durata del volo c'è un insolito silenzio perché nessuno parla più col vicino, colpa del pericoloso effetto droplet che nonostante le mascherine fa paura. Le hostess stanno sedute per tutto il tempo e, fatta eccezione per qualche bimbo, regna una quiete (acustica) prima sconosciuta. A un anno dall'esplosione della pandemia in Italia, superata la chiusura parziale degli aeroporti (per lunghissime settimane in Sardegna è rimasto aperto solo lo scalo cagliaritano), archiviati i giorni in cui si ipotizzavano lastre di plexiglas tra le poltrone e restrizioni ulteriori sui velivoli, dimenticata l'estate in cui molti hanno pensato che il COVID fosse andato in vacanza, dodici mesi dopo il primo caso in Italia ecco un piccolo diario di bordo dal Cagliari-Milano di un venerdì di fine febbraio.

I passeggeri in piedi per lo sbarco nonostante i richiami della hostess
I passeggeri in piedi per lo sbarco nonostante i richiami della hostess
I passeggeri in piedi per lo sbarco nonostante i richiami della hostess

Ore 10,17: immutata la coda prima del controllo di sicurezza allo scalo di Elmas, la differenza rispetto all'era pre-pandemia è che ora il serpentone è reso ancora più lungo dalle distanze tra i viaggiatori in partenza posizionati su pallini rossi a un metro l'uno dall'altro. Superati i controlli c'è il banco al quale consegnare le autocertificazioni dove cinque agenti di polizia completano i moduli e chiedono con cortesia: "Motivo del viaggio?". Basta trattenersi qualche istante nelle vicinanze per sentire che la maggior parte delle persone torna a casa dopo aver trascorso la settimana al lavoro in Sardegna o, viceversa, va nella penisola per questioni di affari.

L’arrivo a Milano
L’arrivo a Milano
L’arrivo a Milano

Poche coppie, molti viaggiatori solitari, qualche gruppo di colleghi, un cagnolino un po' nervoso che abbaia a chiunque si avvicini e una bimba biondissima insieme a mamma e papà: ecco la comitiva diretta a Milano. Attendere l'imbarco non è comodissimo, i posti a sedere sono la metà (forse meno) perché il distanziamento ha imposto il sacrificio di molti seggiolini, e così tutti se ne stanno in piedi ad aspettare che venga chiamato il volo che è già in ritardo di qualche minuto. Con il COVID funziona così: gli ultimi sono i primi. "Imbarchiamo ora i passeggeri dalla fila 16" annuncia lo steward al microfono. Capire chi sta alla sbarra per non perdere la priorità e chi veramente ha il posto tra le file appena chiamate all'imbarco non è facile. Tra tanti "mi scusi" e poche distanze tutti si dirigono verso la porticina dove una hostess ripete: "Benvenuti a bordo".

Alessandro Morondi, ingegnere di 27 anni
Alessandro Morondi, ingegnere di 27 anni
Alessandro Morondi, ingegnere di 27 anni

Alle 11,20 il comandante annuncia che i passeggeri sono tutti arrivati, si scusa per il ritardo "dovuto a un rallentamento nel filtro all'imbarco" e promette: "Siamo pronti alla partenza. Dal momento del decollo impiegheremo un'ora e dieci minuti per raggiungere la destinazione, a Milano la temperatura è di 10 gradi". Dunque, prima che tutti prendano posto servono ancora lunghissimi minuti perché sistemare i bagagli è un po' più difficile: "Signori vi ricordiamo che è vietato riporre nelle cappelliere qualsiasi indumento" avverte la hostess. Ora cappotti, cuffiette e guanti bisogna tenerli con sè, per questo qualcuno decide di viaggiare col giaccone indosso e qualcun altro lo piega per bene e si prepara al decollo con quel fagotto sulle ginocchia. Nel frattempo i messaggi dagli altoparlanti si moltiplicano: "Ricordiamo ai signori passeggeri che per tutelare la loro salute e quella del personale in cabina, in linea con le vigenti disposizioni di sicurezza, le mascherine devono essere indossate per tutta la durata del volo e rimosse solo per il tempo strettamente necessario a bere o mangiare". Nessun pericolo: il servizio bar non c'è, niente caffè nè succo d'arancia e tra le poltrone l'unico odore è quello pungente e inconfondibile dell'igienizzante che di tanto in tanto viene rinfrescato sulle mani.

Un passeggero anticipa i tempi allo sbarco
Un passeggero anticipa i tempi allo sbarco
Un passeggero anticipa i tempi allo sbarco

I posti alternati su questo volo sono spariti. L'aereo è quasi al completo, resta libero solo il 25 B e due poltroncine sulla linea 30. Il punto è: ora che gli spostamenti tra regioni sono vietati, dove vanno è perché viaggiano le circa 180 persone dirette a Milano? Alessandro Morondi, lombardo di 27 anni, sta rientrando a casa. Seduto al 25 A (posto finestrino), sistema la Fpp2 sul naso e spiega: "Sono un ingegnere e lavoro al cantiere per l'impermeabilizzazione di un hospice a Settimo San Pietro. Torno a casa una volta al mese. Certo non è comodissimo e un po' di preoccupazione c'è, ma se tutti rispettiamo le regole anche viaggiare così va bene".

Trascorrono così sessanta lunghi minuti: molti ammazzano il tempo con i giochini sul cellulare, qualcuno prova a dormire, pochissimi leggono e la bimba alla fila 28 ogni tanto strilla. Ore 12,16 inizia la discesa: "Tra qualche minuto atterreremo" conferma il comandante al microfono. In effetti alle 12,33 la responsabile di cabina dà il benvenuto a Milano. Per più di un'ora tutti sono rimasti immobili, solo cinque passeggeri hanno usufruito del bagno: norme anti COVID perfettamente rispettate ma la vera prova deve ancora arrivare. Ecco le regole per lo sbarco: "Siete invitati ad alzarvi solo quando la fila davanti alla vostra sarà libera. A quel punto potrete raccogliere i vostri effetti personali e dirigervi verso l'uscita". È a questo punto che le prime teste iniziano a spuntare dalle poltrone, qualcuno tiene già una gamba tesa sul corridoio per essere pronto allo scatto. C'è un ragazzo vestito di rosso che dovrebbe stare seduto, ci sono almeno sei file ancora occupate prima della sua: si alza e inizia ad aprire tutte le cappelliere. La hostess insiste: "Vi ricordiamo che dovete stare seduti fino a quando la fila davanti alla vostra non sarà libera". Molti iniziano a protestare: "Che la giacca se la infilino a terra, impieghiamo mezz'ora solo per scendere", brontola il signore al 24D. Lo seguono in tanti: in piedi lungo il corridoio, lo zaino in spalla e molta fretta di uscire. La pazienza sembra finita, il volo pure.
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