Alle 10 e 5 minuti del 21 febbraio 2020 l'Italia precipita ufficialmente nel baratro del Covid-19. Esattamente un anno fa un lancio di tre righe dell'agenzia Ansa registra uno scarto improvviso della storia destinato a cambiare per sempre il Paese. Testuale: «Italia. Coronavirus, primo contagio in Lombardia. 38enne ricoverato a Lodi, un suo collega in isolamento al Sacco». Da questo momento le lancette dell'orologio scandiranno il mese più difficile - il primo dell'era Covid - per gli italiani. L'inizio di una nuova epoca che, lungi dall'essere conclusa, conta già due ondate di contagi e poco meno di novantaseimila morti.

Dalla Cina al mondo Tutto iniziò in Oriente, in una megalopoli cinese semisconosciuta al resto del pianeta. A dicembre del 2019 un virus letale colpisce Wuhan. L'11 gennaio 2020 la prima vittima (in Sardegna, a Cagliari, il primo decesso avverrà il 15 marzo). È solo l'inizio. Il 30 gennaio l'Organizzazione mondiale della sanità dichiara l'emergenza globale, l'11 marzo lo sconvolgimento epocale si riassume in una parola: pandemia. L'Italia familiarizza con l'orrendo termine assembramento e, per non farsi mancare nulla, pesca l'anglicismo di tendenza: lockdown. È un turbinìo di pareri, previsioni e scontri quello che accompagna l'insorgere del problema sanitario, con gli immancabili negazionisti - anche italiani - che liquidano il virus alla stregua di un raffreddore. Una sottovalutazione che provocherà morti e dolore.

21 febbraio È notte fonda, quella tra il 20 e 21 febbraio, quando l'assessore al Welfare della Lombardia comunica che c'è un 38enne positivo al Covid-19 ricoverato all'ospedale di Codogno, in provincia di Lodi. Nel giro di qualche ora salgono a 15 i contagiati. E sempre il 21 emerge un altro focolaio del virus, a Vo' Euganeo, provincia di Padova. Il primo morto è veneto, un 78enne ricoverato a Padova. Il primo di una lunga serie.

22 febbraio La situazione peggiora rapidamente e il Governo interviene con un decreto del premier Giuseppe Conte (il primo dei temutissimi Dpcm) approvato nella notte. Sono le prime misure straordinarie per arginare la diffusione del virus applicate a 11 Comuni in tutto: dal divieto di allontanamento e di ingresso con sanzioni penali per chi viola le prescrizioni, allo stop alle gite scolastiche in Italia e all'estero, alla chiusura di scuole, negozi e musei.

25 febbraio Il virus si insinua in altre regioni: i contagiati raggiungono quota 328, 11 morti. Il Governo vara un secondo decreto che estende ad Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria la stretta in vigore negli 11 Comuni-focolaio.

4 marzo Cento morti e la sensazione che la situazione sfugga di mano. Il premier Conte firma un nuovo decreto: stop fino al 15 marzo per università e scuole in tutta Italia. Forti restrizioni anche per teatri, cinema e tutte le manifestazioni in cui «non sia possibile garantire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro».

7 marzo Nella notte tra il 7 e l'8 marzo il terzo decreto vieta gli spostamenti in Lombardia e in quattordici province di Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Marche. Inizia la fuga verso il Sud da diverse città del Nord, con conseguente assalto ai treni.

9 marzo Il premier Conte annuncia in tivvù che estende a tutto il Paese quanto previsto per le zone rosse. L'Italia si scopre fragile oltre ogni previsione. Il governo prevede aiuti per milioni di persone improvvisamente rimaste senza reddito. 18 marzo Le immagini dei camion dell'Esercito che, a Bergamo, trasportano le bare fanno il giro del mondo. Due giorni dopo l'Italia supera la Cina nella conta dei morti per il Covid-19. Sono 4.032 le vittime, con un incremento giornaliero di 627. I malati sono complessivamente 37.860. Inizia una lotta articolata al virus, con la caduta di tensione estiva che provocherà la seconda ondata autunnale, più letale della precedente.

Ora, un nuovo premier, Mario Draghi, e un nuovo governo gestiranno la vaccinazione della popolazione e - si spera - l'uscita dalla fase più difficile dal dopoguerra.
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