In Germania quest'anno le stagioni saranno quattro e non cinque, come si usa dire. Il micidiale Covid si è portato via anche il Carnevale, un lasso di tempo così lungo da essere considerato, nel triangolo del Reno descritto dalle città di Colonia, Düsseldorf e Magonza, la "quinta stagione", i cui frutti più gustosi sono i balli, gli scherzi, le sfilate e i fiumi di birra. Perché qui, nel così detto Hochburg (castello alto) il Carnevale è un affare serio, pianificato con largo anticipo, capace di coinvolgere tutti, ricchi e poveri, uomini e donne. La tradizione vuole che i ludi comincino l'11 novembre alle 11.11 del mattino con la consegna delle chiavi della città alle tre maschere, i reggenti della festa, cioè il Principe, il Contadino e la Vergine. Ed è questa cerimonia che apre ufficialmente la "quinta stagione" che culminerà con i Giorni Pazzi ("Tollen Tagen") del Karneval.

E' vero, c'è una pausa per l'Avvento e il Natale, ma l'inizio del nuovo anno è vissuto come una promessa di festa. E ce n'è per tutti i gusti. C'è persino un giorno interamente dedicato alle donne, il giovedì grasso conosciuto come il "Carnevale delle zitelle", il Weiberfastnacht, anche se il clou della festa è il Rosenmontag, il lunedì delle rose, due giorni prima della Quaresima segnata dalle ceneri. Il Carnevale è una delle feste più complesse della cultura umana. Discende, come ricorda Goethe, dai Saturnali, e la sua cronologia è assai difficile da determinare. Nel passato, testimonia il poeta tedesco, cominciava a gennaio e terminava con la Quaresima (che imponeva il rigore alimentare dopo gli eccessi, e il nome Carnevale deriva dal latino "carne levare") e si fondeva con la "festa dei folli" e con il "paese della cuccagna". Poche le regole: mascheramento e inversione dei ruoli sociali e sessuali. Allora, uomini attenti alle vostre cravatte: il Carnevale è anche una cosa da donne di tutte le età che, travestite e armate di forbici, si aggirano per le strade di Düsseldorf, tagliando l'ornamento maschile. Fino alla metà del XIX secolo, nella zona del Reno, alle donne era affidato il compito di pulire il pozzo del borgo. Per questa incombenza ricevevano in cambio del denaro che investivano in una grande festa il giovedì grasso, chiamata per questo motivo "Weiberdonnerstag", letteralmente il giovedì delle donne, poi diventato "Altweiberfastnacht" ossia il "Carnevale delle zitelle". Da allora il giovedì appartiene solo a loro. Così le donne occupano il municipio e prendono in ostaggio il sindaco che potrà barattare la sua libertà offrendo dell'ottimo vino e poi avrà inizio la baraonda con sacrificio di decine di cravatte. C'è chi sostiene che il taglio sia una sorta di evirazione catartica. Quale sia la radice il messaggio è chiaro: uomini attenti, oggi le padrone siamo solo noi. Ma è il Rosenmontag, il lunedì delle rose, l'appuntamento più importante della festa, pieno di fascino soprattutto per le sue origini. Secondo la tradizione ha origini cristiane, in particolare di rito cattolico, nelle quali si intreccia un'antica usanza dell'undicesimo secolo. Durante la terza domenica di Quaresima, la domenica laetare, il papa benediceva una rosa dorata e la regalava a una persona di valore. Un momento di festa confermato anche nei paramenti non quaresimali. Su questo riferimento religioso si innestano le vicende storiche. Napoleone aveva proibito le festa del Carnevale, ma dopo la sua caduta, nel 1814, la gente tornò per le strade a festeggiare. Fu così che per mettere un po' di ordine tra sfilate e bevute, nel 1823, nacque a Colonia il Festordnende Komitee (il comitato per la festa), che si riuniva ogni anno la "domenica laetare", battezzata anche come Rosensontag (domenica delle rose), in omaggio alla cerimonia papale, divenuta poi Rosenmontag, lunedì delle rose e clou della festa. Secondo un'altra teoria, papa e chiesa sarebbero estranei e il termine, si legge nel vocabolario dei fratelli Grimm, sarebbe una corruzione di rasenmontag, lunedì esuberante. Rasen nel dialetto di Colonia starebbe per "rose" il cui significato è fare qualcosa di fuori dalla norma. Come bere litri di birra, mascherarsi, e danzare fino a notte alta.
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