Prima o poi dovevamo aspettarcelo, considerato che il telelavoro era già realtà, per quanto non diffusissima. Poi è arrivata la pandemia da Covid-19, con il suo smart working per ragioni sanitarie che, di fatto, ha spesso rinchiuso in casa chi lavora al telefono o al computer (o con entrambi). È stato così che i tempi, all'improvviso, sono diventati maturi per l'ufficio mobile: un furgoncino che può diventare il nostro ufficio per il lavoro a distanza. Tanto, se proprio in ufficio non è necessario andare, perché rimanere chiusi in casa trasformando una stanza in ufficio, con eventuale traffico di figli e coniuge che, seduto al tuo posto di lavoro, proprio non ti considerano? Molti lavoratori inviati in smart working per consentire maggiori distanziamenti negli uffici, e poter anche contare una squadra di riserva per mandare avanti il lavoro nel caso in cui l'ufficio dei colleghi "in presenza" diventi un focolaio di coronavirus, se la sono spassata per qualche giorno: sveglia puntata più tardi, nessuno stress di guida, una camicia ben stirata e indossata splendidamente con i pantaloni della tuta ginnica, meno spese per carburante e pure per la pausa pranzo al bar o nel ristorantino. A lavorare fuori dalla sede dell'azienda, da quando c'è la pandemia, sono cinque milioni di italiani, equamente suddivisi tra i settori pubblico e privato.

Tutto fantastico, dunque, ma poi - mica tanto poi - arrivano le difficoltà e la noia: perché non soltanto è quasi impossibile confrontarsi con i colleghi su una procedura o su come affrontare una questione d'ufficio, ma rimanere tutto il giorno in casa con la famiglia - in un ambiente pensato per abitare e non per lavorare - alla fine è frustrante. Così, molti lavoratori che dall'ufficio erano andati via col sorriso, l'hanno perso in casa durante lo smart working. E non è sempre possibile andare a lavorare ad esempio al tavolino di un bar: perché non ci si può trattenere per ore se non al prezzo di spendere l'intero stipendio, e poi occorre l'energia elettrica e certe conversazioni di lavoro non possono essere fatte al telefono, ma di fronte a tutti. E poi, con tutte le zone rosse e arancioni che girano in Italia, chi può più sedersi in un bar? L'idea vincente, manco a dirlo, è venuta ai giapponesi: gente tradizionalmente dedita al lavoro, ma soprattutto abituata agli spazi angusti, a partire dalle abitazioni per replicare sul luogo in cui svolgere le proprie mansioni. Ad avere l'intuizione è stata la Nissan basandosi sul suo modello NV350: è un furgone molto utilizzato da corrieri internazionali, artigiani e addetti della piccola industria. Dai primi anni Settanta fa parte, nelle sue varie trasformazioni, di molte flotte aziendali. Dentro quel furgone, la casa automobilista giapponese ha progettato di inserire una struttura estraibile che è a tutti gli effetti un piccolo ufficio. La denominazione NV350 è rimasta, ma prima hanno aggiunto la parola "Caravan" e dopo hanno fatto seguire "Office pod concept".

Il rendering dell'ufficio-camper di Nissan (foto Ansa)
Il rendering dell'ufficio-camper di Nissan (foto Ansa)
Il rendering dell'ufficio-camper di Nissan (foto Ansa)

Chiariamo subito: il Caravan NV350 Office pod concept non esiste nella realtà: realizzato solo per gli schermi dei computer, è stato presentato al Salone dell'Auto di Tokyo. D'altra parte, per via della pandemia da Covid-19, anche la rassegna nella capitale nipponica era virtuale. Pensato come ufficio mobile, ha già in progetto tutte le dotazioni, compreso il computer (Apple). E siccome è un parto di menti che pensano durante una pandemia, l'ufficio mobile ha soluzioni per l'igienizzazione e un inverter di potenza per trasformare la corrente continua in alternata, e quindi si possono alimentare un piccolo frigorifero e una macchina per il caffè, oltre che le dotazioni per lavorare. E quando ci si siede alla scrivania, lo si fa su una pregiata sedia griffata Herman Miller. Sul pavimento è possibile gustarsi uno scenario naturale come ad esempio un ruscello. Se poi si è in pausa, il portapacchi sul tetto del furgone ha un lettino e un ombrellone.

Certo, serve per lavorare, il Caravan NV350 Office pod concept. Però l'ufficio incassato nello spazio interno può diventare una piccola terrazza con sdraio e parasole, o comunque rimanere un ufficio che si fa scorrere sui rulli e si sposta all'esterno, magari davanti a un laghetto o ai bordi di una spiaggia.

Il rendering dell'ufficio-camper di Nissan (foto Ansa)
Il rendering dell'ufficio-camper di Nissan (foto Ansa)
Il rendering dell'ufficio-camper di Nissan (foto Ansa)

È una strada che Nissan ha già percorso con il suo E-NV200: quello che la casa nipponica ha deciso di definire "Il furgone elettrico intelligente". L'abitacolo diventa un ufficio mobile, è pensato per offrire ottime soluzioni per quanto riguarda la connettività, l'interazione con lo smartphone e un design hi-tech. Tra i sedili ci sono i vassoi nei quali conservare i documenti di frequente consultazione, intanto il sistema Bluetooth integrato sincronizza lo smartphone, accede alle App sullo schermo touch e utilizza il riconoscimento vocale per svolgere alcune funzioni. Lo si comanda, a sua volta, con un'App per smartphone, grazie alla quale si decidono la ricarica, quanto fresco o caldo vogliamo dal climatizzatore e accedere a tutti i servizi on line garantiti da Nissan. Ovviamente, si naviga evitando le code e risparmiando così tempo negli spostamenti.

Il rendering dell'ufficio-camper di Nissan (foto Ansa)
Il rendering dell'ufficio-camper di Nissan (foto Ansa)
Il rendering dell'ufficio-camper di Nissan (foto Ansa)

A bordo, i comfort "rubati" ai modelli più di alto livello delle auto: entrare e uscire senza estrarre la chiave dalla tasca, oppure usarla per regolare il condizionatore. Si parla al telefono in vivavoce, ovviamente è possibile connettere anche altri dispositivi per l'ascolto di musica o per l'intrattenimento di altro tipo.

L'ufficio si sposta: in un bel parco oppure vicino alla sede del cliente. D'altra parte, a questo serve principalmente un ufficio mobile, che consente di fare il giro dei clienti senza mai dover fare tappa nell'ufficio centrale dell'azienda. Perché l'ufficio è sempre centrale, ma anche sempre periferico, a seconda di dove lo si parcheggia.

E gli altri, i colleghi in presenza negli uffici veri, il sole se lo sognano.
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