Se tutto andrà bene non saranno rovinati. Ma perché davvero vada tutto liscio il ciclone Covid dovrà diventare una brezzolina entro la primavera. In caso contrario gli imprenditori del turismo piangeranno lacrime amare. "Il mondo è fermo". Giorgio Mazzella, industriale sardo delle vacanze, ha il dono della sintesi quando si tratta di certificare l'esistente. Allo stato attuale c'è divieto di spostamento "e noi come tutti accettiamo, ovviamente, soltanto prenotazioni cancellabili. L'estate prossima sarà salva se la situazione si sarà sbloccata entro aprile. In questo caso faremmo in tempo a raccogliere prenotazioni e organizzare la ricettività. Se invece fossimo costretti ad attendere giugno riusciremmo a salvare soltanto un pezzo di stagione".

Giorgio Mazzella, imprenditore turistico (foto archivio L'Unione Sarda)
Giorgio Mazzella, imprenditore turistico (foto archivio L'Unione Sarda)
Giorgio Mazzella, imprenditore turistico (foto archivio L'Unione Sarda)

Fortuna che le prenotazioni si fanno online, in tempo reale. Il problema resta l'incertezza sui voli". Le incognite sul futuro del porto rappresentano, per Mazzella, una preoccupazione minore. Nel senso che la clientela dei villaggi turistici ogliastrini viaggia in aereo. Ed è costituita per la maggior parte da stranieri. Qualche anno fa ci fu un'autentica invasione di russi.

Cala Goloritzè, perla del mare ogliastrino
Cala Goloritzè, perla del mare ogliastrino
Cala Goloritzè, perla del mare ogliastrino

"Arrivammo alle cinquantaduemila presenze nelle nostre strutture", ricorda l'imprenditore. "Allora c'erano voli diretti da Mosca e San Pietroburgo, i negozi di Tortolì si dotarono di insegne in cirillico". Era un altro mondo, non quello fermo di oggi. Per le aziende turistiche zero ristori. "Abbiamo avuto soltanto le moratorie, ma le moratorie non sono un ristoro. Perché alla fine, sebbene con dilazioni, paghiamo sempre noi. Abbiamo fatto ricorso ai mutui, ma a fondo perduto non abbiamo avuto un euro, né dallo Stato, né dalla Regione". Il destino se il vento non cambia è segnato. "Gli alberghi - è l'amara conclusione di Giorgio Mazzella - senza contributi resistono per un anno, per due anni no. Le aziende dovranno alzare bandiera bianca".

Delia Cualbu imprenditrice turistica (foto archivio L'Unione Sarda)
Delia Cualbu imprenditrice turistica (foto archivio L'Unione Sarda)
Delia Cualbu imprenditrice turistica (foto archivio L'Unione Sarda)

Oppure affiggere manifesti listati a lutto come ha fatto Delia Cualbu, giovane manager barbaricina del turismo, davanti all'hotel di famiglia a Fonni, quando da un momento all'altro ha appreso che la Sardegna era passata in zona arancione. Per giunta nel bel mezzo di un weekend.

Uno dei grottoni di Cala Luna, nel territorio di Baunei (foto archivio L'Unione Sarda)
Uno dei grottoni di Cala Luna, nel territorio di Baunei (foto archivio L'Unione Sarda)
Uno dei grottoni di Cala Luna, nel territorio di Baunei (foto archivio L'Unione Sarda)

"I divieti di spostamenti - dice - hanno pesato lo scorso anno e continuano a pesare oggi. Creano gravissimi problemi all'intero settore del turismo organizzato, ai gruppi, ai tour operatori. Ci si muove, tutti, con i piedi di piombo. La contingenza internazionale che pesa. Molti Paesi soffrono. Per quanto ci riguarda, in Barbagia, abbiamo dovuto rinunciare alle presenze inglesi e anche australiane che gradivano i tour basati sull'escursionismo. Timidamente riprendono quota Francia e Germania. Per fortuna, nonostante le restrizioni, il turismo interno ci ha premiato". Paradossalmente il settore turistico gestiva meglio l'incertezza totale, piuttosto che la contingenza come quella attuale: oggi zona gialla, domani arancione, rossa chissà. "Nel fine settimana di gennaio in cui sono scattati i divieti - aggiunge l'imprenditrice - gli agriturismi di Fonni erano arrivati a cento prenotazioni. Hanno dovuto rinunciarvi". Oltreché imprenditrice turistica, Delia Cualbu in Sardegna è wedding planner. E fornisce cifre da disastro per quanto concerne il settore cerimonie. "Il 95 per cento degli eventi è stato annullato. Considerando che mediamente ci sono ventuno fornitori collegati a un evento si ha l'esatta percezione del danno". Nessuna apertura all'ottimismo, ovviamente, aspettando l'estate. "Stiamo vivendo alla giornata e previsioni non ne facciamo. Diteci subito di che morte dobbiamo morire e ci organizziamo di conseguenza. Sto pensando, ad esempio, a summer camp di prossimità". Farà di necessità virtù, "sull'esempio di mio nonno Battista. I nostri precursori ci hanno insegnato a non arrenderci".

La piscina dell'hotel Orlando resort a Villagrande (foto archivio L'Unione Sarda)
La piscina dell'hotel Orlando resort a Villagrande (foto archivio L'Unione Sarda)
La piscina dell'hotel Orlando resort a Villagrande (foto archivio L'Unione Sarda)

Tornando dalla montagna al mare gli umori sono sempre gli stessi. La Iti Marina dei fratelli Loi, trenta hotel in Sardegna, ha vissuto la scorsa estate a scartamento ridotto. Dodici alberghi chiusi gli altri ad andamento lento. "La situazione - osserva Piero Loi - è di totale incertezza. L'unica cosa che ci faceva sperare in un cambio di rotta era la somministrazione del vaccino, che avrebbe dovuto tranquillizzare sia i collaboratori sia la clientela. Significava essere immuni". Invece bisognerà aspettare e chissà quanto. "Sappiamo tutti come vanno le cose e non si ha ragione di credere che tutto possa normalizzarsi entro l'estate". Sul fronte prenotazioni nessuno azzarda. "In altri tempi questo era un periodo in cui mandavamo avanti le offerte, con la formula prenota prima e gli sconti garantiti. Oggi il mercato non risponde perché, nell'incertezza, la gente non prenota. Ovviamente registriamo prenotazioni senza penalizzare eventuali cancellazioni. Stiamo mettendo in moto la macchina, ma nel fondato timore che questi sforzi se non inutili saranno improduttivi. L'acquisizione di materie prime e l'assunzione degli stagionali in questo contesto sono situazioni difficili da vivere e da valutare".

Anche a Orosei i ristori negati sono una nota dolente. "Lo Stato" allarga le braccia Loi, "fa quel che può". Mia nonna mi diceva che ciascuno piange con gli occhi suoi. Se questa situazione si protrae a lungo per noi le difficoltà si moltiplicheranno. Per onestà debbo dire che quando si è trattato di chiedere finanziamenti, le banche ha risposto bene. Anche i propositi della Regione sono validi, ma la burocrazia frena spesso la buona politica". Il settore turistico, vicino allo stremo, reclama sostegno, meccanismi di finanziamento adeguati alle circostanze avverse. Prima che sia davvero troppo tardi.
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