Dopo cinque anni e mezzo ha lasciato il Cagliari. Fabio Pisacane ha scelto di allungarsi la carriera da professionista a Lecce, una volta appurato che non c'erano i margini per un ulteriore rinnovo con i rossoblù. La società del presidente Sticchi Damiani lo ha accolto a braccia aperte, garantendogli un contratto di diciotto mesi, con l'obiettivo di riconquistare la Serie A in Salento. Pisacane, infatti, ha accettato la Serie B pur di giocare.

AI MARGINI. Nel Cagliari era ai margini di un progetto che, proprio in difesa, a onor del vero, si sta rivelando un disastro. L'allenatore Di Francesco lo aveva messo in coda a tutte le gerarchie e lui, da buon mastino napoletano, ha fatto buon viso a cattivo gioco. Si racconta che non abbia nascosto il suo malcontento, dopo aver onorato la maglia per cinque stagioni contribuendo, tra l'altro, a riportare la squadra in Serie A dopo la dolorosa retrocessione del 2015. Ma si è sempre fatto trovare pronto quelle poche volte che è stato chiamato in causa: lui, che l'estate scorsa, nella gestione di Walter Zenga, ha giocato con due costole rotte per aiutare il club a conquistare la salvezza. E che al Cagliari e a Cagliari, dove ha esordito in Serie A e ha segnato il suo primo gol nel massimo campionato (contro il Milan), ha fatto sapere di essersi legato per sempre.

Pisacane in campo il 7 gennaio con la maglia rossoblù  (foto archivio L'Unione Sarda)
Pisacane in campo il 7 gennaio con la maglia rossoblù  (foto archivio L'Unione Sarda)
Pisacane in campo il 7 gennaio con la maglia rossoblù (foto archivio L'Unione Sarda)

LA LETTERA. Nella lettera di addio alla società, Pisacane ha scritto: "Il Calcio è fatto di cicli, che hanno un inizio e una fine. Quando sono arrivato non potevo immaginare che, qui da te, avrei trascorso tutto questo tempo né che ti avrei amato così tanto da sceglierti come città della vita". E ha promesso: "Sarò sempre un tuo tifoso, perciò ti auguro di volare sempre più in alto. I miei figli cresceranno tra le tue bellezze. La mia famiglia resterà qui. E mi raccomando: quando non ci sono, prenditi tu cura di loro. Proprio come, sempre, hai fatto con me". Quindi, come ha ribadito nella presentazione in Salento, quello con l'Isola è un legame che va oltre la storia calcistica, fatta di 145 presenze e 4 gol in rossoblù, di quello che la società ha definito "un esempio di professionalità e dedizione".

LE VICENDE. Il difensore napoletano, 35 anni, ha attraversato - superandole - diverse vicissitudini avverse, non solo sportive. Quando militava ancora nelle giovanili del Genoa gli venne diagnosticata la sindrome di Guillain-Barré, rara malattia che lo porta da un giorno all'altro alla paralisi e al coma. Dopo tre mesi di ospedale e riabilitazione riuscì a tornare in campo e, nel 2004, a debuttare in Serie B col Genoa. Ha raccontato tutto in un libro, La favol...A di Fabio Pisacane, pubblicato tre anni fa. Da difensore del Lumezzane, nel 2011, denunciò il tentativo di una combine e l'allora presidente della Fifa Josep Blatter, sul palco del Pallone d'oro, disse di lui, nominandolo Ambasciatore del calcio: "Questo ragazzo è un esempio per tutti i giovani". Qualche anno fa il presidente della Fifa, Gianni Infantino, lo ha voluto in campo a Briga, nella partita delle leggende, con giocatori come Diego Maradona, Gigi Buffon, David Trezeguet, Clarence Seedorf, Gennaro Gattuso e Paolo Maldini.

SAN FRANCESCO. Appena arrivato a Lecce, ha scelto la maglia numero 4 in onore di San Francesco e, anche nel Salento, ha parlato da sardo: "Sono contento di aver trovato sia Mancosu che Vigorito entrambi sardi. Ognuno è leader a suo modo anche in maniera silenziosa come il capitano Mancosu, ho trovato di fronte un ottimo ragazzo e il valore tecnico non lo scopro certo io". Segno che l'Isola resterà il suo approdo definitivo.
© Riproduzione riservata