Era dai tempi di Bobby Fischer che non si vedeva tanta rinnovata passione per le mosse di torri, pedoni e cavalli. Tutto merito della serie "La regina degli scacchi", in onda su Netflix, storia (inventata) di una ragazzina cresciuta in orfanotrofio che, nell'America degli anni '60, diventa una campionessa imbattibile in uno sport riservato agli uomini. "È una serie tv che sta dando grande visibilità al nostro gioco anche in Sardegna", dice Danilo Mallò, presidente del Comitato regionale Scacchi. "Una cosa molto positiva perché è dal 1972, quando l'americano Bobby Fischer ha sconfitto l'imbattibile campione russo Boris Spasskij, che non si vedeva tanto entusiasmo. Basti dire che le vendite dei set di scacchiere e pezzi da gioco sono triplicate e nelle piattaforme di gioco online ci sono stati giorni in cui si raddoppiavano i giocatori".

Quarant'anni, di Quartu Sant'Elena, dipendente di un'azienda privata, Danilò Mallò è istruttore federale. «In Sardegna siamo cresciuti anno dopo anno anche grazie alla didattica nelle scuole, dalle elementari alle superiori: è lì che si crea il vivaio». Più e più volte, durante l'intervista, puntualizza che si riferisce al "periodo pre pandemia", in pratica alla situazione al 2019, poiché l'anno del virus ha sconvolto anche questo mondo qui, provvisoriamente trasferito («A parte qualche torneo») sulle piattaforme online. Comunque sia, nell'Isola ci sono dodici società di scacchi e quasi mille tesserati. La Sardegna ha anche un campione internazionale: Francesco Sonis, oristanese di 18 anni, studente di Matematica all'Università di Cagliari, a dicembre ha vinto il campionato europeo under 18 ed è arrivato terzo al torneo mondiale giovanile online. È Maestro internazionale dal 2017, unico sardo. Giovanni Manai, il suo primo istruttore al circolo di Oristano, ricorda "lo spirito battagliero nel giocare le sue partite: arrivava persino a piangere quando perdeva". Francesco ride al telefono dalla casa di famiglia a Oristano: "Ero piccolo, ho cominciato a 9 anni". Prima nel circolo cittadino poi a Marrubiu. Ha iniziato a vincere presto: è stato campione italiano under 12, e per due anni consecutivi campione italiano under 14. Nel 2018 campione europeo under 16 (primo italiano). Inutile dire che è un giocatore di serie A, squadra di Marostica, Veneto. "Purtroppo la Sardegna non ha ancora una squadra che gioca nella massima serie, altrimenti sarei rimasto nella mia regione", spiega. Nell'Isola si arriva fino alla A2, per il resto ci sono le squadre delle serie B, C e promozione. "Come è nata la mia passione? I miei genitori mi hanno regalato una scacchiera, avevo 9 anni. Mi sono iscritto al circolo di Oristano e lì, con le mosse che mi ha insegnato il maestro Manai, ho cominciato". Logica e determinazione, questo è tutto ciò che serve al giocatore di scacchi, spiega Francesco. "E poi bisogna essere un po' psicologi per interpretare le espressioni sul viso dell'avversario. È un gioco che senza dubbio è importante nella formazione dei ragazzi: a me che sono molto riflessivo, per esempio, aiuta a prendere le decisioni e ad agire". Il prossimo traguardo è diventare Grande Maestro, il titolo più alto negli scacchi: "A gennaio 2020 ho fatto una norma, il primo torneo: ho realizzato un buon punteggio. Ne servono altre due". Il presidente Danilo Mallò dice che "Francesco è un super campione, ma i talenti in Sardegna sono tanti: in passato abbiamo avuto primi piazzamenti nei campionati di tutte le categorie: under 8, 10, 16, 18. Abbiamo brillato, poi, anche fisiologicamente c'è un certo declino. Siamo comunque ottimisti".

Da un anno, a causa della pandemia, "si gioca perlopiù online, a mio giudizio un'altra disciplina. avere l'avversario fisicamente davanti genera emozioni che uno deve saper gestire. Lui ti guarda e tu puoi fare mille deduzioni: ha fatto un errore e non sa come uscirne? È sicuro che mi sta distruggendo? Ti fai mille domande e quindi entri in ansia". È un gioco, spiega il presidente del Comitato regionale Scacchi, "altamente psicologico. La parte tecnica è certo importante, però, anche uno molto forte tecnicamente, se è debole psicologicamente non può avere la meglio". C'è un altro problema del gioco online, un'allerta esplosa proprio con la pandemia. "È il cheating, il doping informatico". Un modo per barare, insomma. "Uno gioca e, in un altro monitor, ha a disposizione un motore, un software, che analizza la partita e propone le mosse migliori". Per questo ora le competizioni online si svolgono con le telecamere davanti e dietro al giocatore. "È una soluzione, certo, ma questo ha portato alla generale riduzione del numero dei giocatori perché non tutti hanno la webcam".

Danilo Mallò, da istruttore che lavora prevalentemente nelle scuole, sottolinea l'importanza degli scacchi nella formazione dei ragazzi. "In molte scuole è un'attività curricolare, mentre altre li prevedono tra le materie integrative. Non a caso, l'Ue sta valutando di prevederli come attività dei programmi scolastici". Dalle materne alle superiori. Gli scacchi, spiega, "sviluppano la capacità di concentrazione e sono un supporto straordinario nella didattica per i più piccoli: quando la mossa spetta all'avversario, il bambino è costretto al silenzio perché un disturbo, anche solo sbucciare una caramella, è considerato un comportamento scorretto, per cui si può incorrere in una sanzione disciplinare prevista dal regolamento e attuata dall'arbitro". È un gioco che insegna a prendere decisioni ponderate. "Gli scacchi hanno mosse non a sé stanti ma che sono bensì l'elemento di un progetto più grande che mi serve per battere l'avversario o per difendermi dall'attacco. Una strategia riadattabile, mai rigida perché pensata in base alle mosse di chi sta difronte". Sono inoltre, dice Mallò, "un gioco estremamente matematico, perché richiedono logica; ma anche aritmetico perché i pezzi hanno un loro valore: la regina vale 10 punti e se io la perdo e guadagno una torre, che ne vale 5, sono in svantaggio. Un modo per studiare le equazioni in maniera divertente: si fa in tante scuole elementari". Ultimo e non ultimo è il valore pedagogico di questo gioco. "Sa quante maestre ci dicono che riescono a disciplinare i bambini iperattivi, anche quelli più turbolenti, solo se li si impegna con gli scacchi"?
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