Il lockdown e le restrizioni per il Covid hanno aggravato una situazione già preoccupante. Siamo tutti diventati più dipendenti dai social e dagli smartphone. Peggio di una droga. Se un adulto riesce in qualche modo a non farsi sopraffare, discorso diverso per gli adolescenti che sempre più spesso cadono nelle trappole invisibili della rete. Uscire dalle maglie strette del web, una volta che vengono pubblicate immagini compromettenti o si diventa oggetto del bullismo digitale, è quasi impossibile. E spesso rivolgersi a Polizia e Carabinieri non sempre serve per cancellare macchie che nella rete diventano indelebile. Allora, per genitori sempre più preoccupati, vale il detto prevenire e meglio che curare. Come evitare che i nostri figli finiscano nei pasticci per i quali potrebbero pentirsi per tutta la vita? Lo psicologo Luca Pisano è a capo dell'Osservatorio Cybercrime un pool di esperti che va in supporto a papà e mamme.

Quanto è aumentato l'utilizzo dei social durante il lockdown?

"Nonostante non si abbiano dati certi sul fenomeno, numerosi studi pilota suggeriscono che il tempo trascorso sugli smartphone, video, social network e videogame sia in continua crescita. Tra l'altro sempre più giovani ricorrono al web per seguire le serie TV, talvolta scaricate illegalmente da alcuni social network come Telegram. Insomma con la chiusura delle attività sportive e la Dad per gli studenti delle scuole superiori sono complessivamente aumentati i giovani, bambini compresi, che corrono il rischio di diventare dipendenti dalle nuove tecnologie".

E quando un adolescente finisce nel giro dello smerding?

"Lo smerding è una particolare forma di cyberbullismo che consiste nel mettere alla gogna una ragazza diffondendo foto e video, talvolta intimi. Le sue foto, insieme all'indirizzo Instagram e al numero di cellulare, sono diffuse principalmente sui canali e gruppi di Telegram in modo che chiunque, anche chi non conosce la ragazza, possa inviarle messaggi per offenderla e denigrarla ("Invita amici per trovare la puttanella richiesta e poterla stalkerare sui social"). Talvolta il fenomeno può interessare anche i ragazzi che sono generalmente attaccati per la loro omosessualità oppure perché non hanno ancora avuto una relazione sentimentale ("raga, massacrate questo morto di figa"). Ovviamente non è l'unica forma di cyberbullismo che può colpire i giovani.

Come proteggere i nostri figli?

"In questi casi è necessario suggerire ai figli di cambiare il numero di cellulare e il nome dei profili sui social network, Instagram in particolare, in modo da evitare il terribile bombardamento. Contestualmente i genitori possono rivolgersi alla Polizia Postale, consapevoli che non otterranno facilmente giustizia perché i gestori dei principali social network non sempre collaborano con gli organi giudiziari".

Come opera il vostro osservatorio?

"Il nostro Osservatorio Cybercrime è costituito da una cabina di regia (20 professionisti di area psicologica, sociale, giuridica) che coordina: 1) la rete di Genitori Digitali, 2) i Comitati Digitali Scolastici e 3) gli Studenti Digitali. I Genitori Digitali, circa 500, oltre ad avere ricevuto gli strumenti per educare i propri figli a un uso corretto e consapevole della rete, hanno il compito di segnalare all'Osservatorio Cybercrime e alla Polizia Postale eventuali situazioni di rischio rilevate online. I Comitati Digitali Scolastici, attualmente 15 sull'intero territorio sardo, sono costituiti da docenti, genitori e studenti che informano e formano i giovani sui rischi della rete oltre che segnalare eventuali comportamenti illegali. Infine gli Studenti Digitali, oltre 1000, che hanno frequentato un percorso di formazione e che hanno acquisito gli strumenti e le competenze per usare adeguatamente il web. L'Osservatorio Cybercrime è dunque una rete, reale e virtuale, di oltre 1500 persone che lavora per rendere il web un luogo più sicuro".

Come si evolverà il mondo dei social e come ci potremo difendere?

"Credo in senso positivo. Innanzitutto con l'insegnamento dell'Educazione Civica nelle scuole, e in particolare del modulo Cittadinanza Digitale, si sta cercando di formare gli studenti affinché comprendano che realtà e realtà virtuale sono la stessa cosa e che di conseguenza non ci sono deroghe per quanto riguarda il rispetto delle regole e della dignità delle persone. Il web diventerà uno spazio sempre più ordinato in cui si potrà accedere tramite una patente digitale che permetterà l'identificazione. Tutto questo spingerà le persone a capire che non possono fare quello che vogliono perché non sono più protette dalla presunta invisibilità. Servirà tempo ma un primo passo in questa direzione è stato già fatto dal Garante Privacy che in questi giorni ha affermato il principio, - prima solamente teorico -, che i bambini non devono possedere un profilo sui social network. Ha infatti prescritto a Tik Tok di identificare l'età degli iscritti al social network".

Come si deve comportare un genitore con un figlio che utilizza i social?

"Innanzitutto i genitori devono nuovamente imparare a pensare. Il loro principale problema è infatti il negazionismo. Originariamente circoscritto ai vaccini, ora si è esteso anche alle nuove tecnologie. Negano la pericolosità degli smarphone che infatti regalano sempre più precocemente: in Sardegna circa il 50% dei bambini di 9 anni e l'80% di 10 anni lo possiede. Negano i rischi che i propri figli possono correre sui social network. Infatti circa il 25% dei bambini tra i 9 e 10 anni ha un profilo su Tik Tok e il 15% su Telegram, uno dei social network più pericolosi al mondo. Negano la pericolosità dei videogame, vietati ai minori di anni 18. Basta pensare che il 20% dei bimbi di 9 anni e il 33% dei bambini di 10 anni giocano con Call of Duty o GTA 5, videogame PEGI 18. Pertanto il negazionismo ha avuto l'effetto di lasciare i bambini sul web senza protezione al punto che molti sono in una situazione di "abbandono digitale". In conclusione, i genitori devono smetterla di negare i rischi e iniziare a comprendere che i propri figli devono avvicinarsi all'uso delle nuove tecnologie con gradualità e prudenza, sotto attenta supervisione. In sostanze sino ai 13 anni le attività online dei giovani devono essere controllate dai genitori intanto che la scuola (in collaborazione con la famiglia) promuove percorsi di educazione digitale. Può essere utile leggere la guida che ho scritto per facebook, Pensa prima di condividere, perché fornisce informazioni in tema di identità virtuale".
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