"Pastori, orgoglio popolo sardo". Nel gruppo Facebook che unisce allevatori di tutta l'Isola la figura di Simona Loi brilla di luce propria. Trentadue anni, nata a Loceri, è tutt'altro che figlia d'arte, "ma sin da piccola - dice - ho amato la campagna e gli animali. Ho allevato questa mia passione con il tempo. Già da ragazza, quando capitava di partecipare a qualche spuntino tra amici, rientravo a casa sempre con qualche piccola bestiolina". Adesso è un'imprenditrice agricola col bollino blu, non ha lasciato nulla all'improvvisazione, si è informata, ha modellato la sua professione secondo criteri manageriali.

Simona Loi nella sua azienda (foto Marika Brundu)
Simona Loi nella sua azienda (foto Marika Brundu)
Simona Loi nella sua azienda (foto Marika Brundu)

"Nel 2016 ho acquistato il mio primo gruppo di capre, poi delle scrofette, e così adesso ho un allevamento di una sessantina di capre e una quindicina di scrofe". Si muove con autorevolezza in un mondo ritenuto di soli uomini e piuttosto si rammarica che non ce ne sia neppure uno disposto a lavorare con lei. "Sono talvolta costretta a confrontarmi con persone che ormai non hanno più voglia di fare sforzi o di compiere lavori sporchi. Ho avuto problemi a trovare un ragazzo che, anche se per qualche ora, mi dia una mano a pulire i box dei maiali o a fare lavori in campagna. Ormai tutti, appena capiscono cosa devono fare, scappano". Fuga per la sconfitta. "Figuriamoci poi se è una donna a dover dare le regole. Non lo sopportano". Non hanno neppure un grammo della tenacia di questa donna sarda nata per imporsi nella terra degli olivastri.

Simona Loi nella sua azienda (foto Marika Brundu)
Simona Loi nella sua azienda (foto Marika Brundu)
Simona Loi nella sua azienda (foto Marika Brundu)

Amante della propria femminilità, non ha mai permesso che la sua professione fosse ostacolo alla cura di se stessa. Il trucco? Sì. Un abbigliamento fine? Ovviamente. Dal parrucchiere? Volentieri. Il resto lo fa la sua straordinaria determinazione. "Ho perseguito i miei obiettivi - racconta - creando il primo insediamento attraverso il Piano di sviluppo rurale per giovani agricoltori. Ho conseguito tutte le qualifiche per poter far parte di questo ambiente. Ecco così che sono diventata imprenditrice agricola professionale, Tra il dirlo e l'esserlo però ce ne passa. Occorrono tanti sacrifici quotidiani e impegno costante". La sua azienda modello, a monte del paese, tra Lanusei e Loceri, è punto di riferimento. "Ogni qualvolta le mie amiche vogliono passare del tempo con me sono costrette a venire a trovarmi in azienda. Così facendo anche loro si divertono ad aiutarmi nell'allattare i piccoli nati".

Simona Loi nella sua azienda (foto Marika Brundu)
Simona Loi nella sua azienda (foto Marika Brundu)
Simona Loi nella sua azienda (foto Marika Brundu)

Le tante battaglie quotidiane sembrano esaltarla. Non si scoraggia neanche di fronte a un prezzo del latte - quello di capra viene pagato 65 centesimi al litro - ritenuto poco remunerativo dalla categoria e non solo. "E' troppo basso, questo mi sembra evidente. È basso a tal punto che io sono costretta a integrare il mio reddito con altri lavori. D'estate faccio la stagione. La mattina vado ad accudire gli animali, a pranzo servo ai tavoli di un ristorante al mare, nel pomeriggio torno a Loceri e faccio ciò che resta da fare in azienda". Sa combattere, ha sempre avuto il sostegno della sua famiglia, è abile a schivare eventuali invidie e gelosie. Accetta suggerimenti e consigli "ma alla fine decido io ciò che è meglio fare". È una perfetta manager di se stessa. Attenta alla legislazione sul mondo agropastorale, aggiornata, disciplinatamente social. Tra orgoglio, proprio, e pregiudizio, altrui, sceglie ovviamente il primo. "Sicuramente nessuno può dire che fare l'allevatrice non è lavoro da donna. Anche se quotidianamente siamo sempre a contatto con i nostri colleghi uomini, la maggior parte di loro dubita ancora della qualità del nostro lavoro". Lei non se ne cura, guarda e passa. Come fece il poeta latino Publio Virgilio Marone nelle Georgiche, rivendica la dignità del lavoro manuale che ("labor vicit omnia") prevale su tutto. Si ritiene la prova incarnata del fatto che "essere donne non significa assolutamente non essere capaci di fare lavori più pesanti. Anzi, talvolta lo facciamo anche con un certo fascino in più". Non è una questione di genere, piuttosto conta credere in ciò che si fa. "Al giorno d'oggi il segreto per lavorare bene - sarà una frase fatta ma consentitemela - è pur sempre la passione che ci si mette nel fare qualsiasi cosa". E un corredo genetico sul quale non si può bluffare.

Simona Loi nella sua azienda (foto Marika Brundu)
Simona Loi nella sua azienda (foto Marika Brundu)
Simona Loi nella sua azienda (foto Marika Brundu)

Nel dna di un'imprenditrice agricola debbono essere scolpite costanza ("perché ogni giorno, pioggia vento o sole, si è sempre in stalla ad accudire gli animali, che se trattati con amore ti sanno dare molte soddisfazioni") e determinazione ("cercare sempre di aggiornarsi e farsi consigliare per poter svolgere il lavoro sempre al meglio"). Proprio la tenacia di sicuro non le manca, "altrimenti mi sarei spaventata sin da prima di iniziare e non avrei realizzato nulla". I detrattori, sempre dietro l'angolo, non l'hanno mai condizionata. "Mi dicevano che non ce l'avrei mai fatta. Invece ora ho realizzato una stalla lunga 40 metri, finalmente lavoro al coperto e al chiuso". Hanno cercato di dissuaderla in mille modi. Ma lei non si è arresa. "Quante volte mi hanno detto: ma chi te lo fa fare, sei una ragazza, fai quello che fanno le tue amiche. Non pensavano che allevare e costruire qualcosa con le proprie mani sarebbe la mia più grande soddisfazione". Trascorre la maggior parte delle sue giornate in azienda. Con mille cose da fare. "E anche se rientro a casa stanca, sono sempre soddisfatta di quel che faccio. Senza arrendermi mai. Convinta che a ogni problema ci sia sempre la soluzione".
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