Charlie Brown affidava i suoi pensieri a una letterina indirizzata all'amico di matita, gentile destinatario dei travagli del bambino con la testa rotonda dei Peanuts. Sempre per posta, il 14 febbraio, festa degli innamorati, una Valentina con tanto di cuore arrivava puntuale nella cassetta delle lettere di Snoopy, mentre il suo padrone ne aspetta invano una dalla Ragazzina coi capelli rossi. I cartoon di Schulz rendono bene il piacere di una lettera, sia il gusto di scriverla che l'emozione dell'attesa. Carta e penna sono sempre stati strumenti preziosi per stare in contatto con un amico, un amore, un compagno ideale, l'amico di penna appunto, per non parlare dell'indicibile emozione di ricevere una lettera di carta.

Poi sono arrivate le email, e i messaggi si sono fatti più rapidi e frettolosi e infine gli smartphone con scambi sempre più veloci, immediati, accompagnati più da faccine o simboli che da parole pensate, relegando l'uso della lettera a pochi irriducibili affezionati, un po' nostalgici, che custodiscono nel proprio cassetto carta diplomatica e penna stilografica. Eppure, sarà grazie alla pandemia del Covid, qualcosa si è messo in moto in senso inverso ed è notizia di qualche giorno fa. Una bimba di 8 anni, Chiara Respino, di Cerbaia, un paese in provincia di Firenze, ha chiesto alla mamma di aiutarla a trovare un amico di penna con il quale intrattenere una corrispondenza per posta ordinaria. Per esaudire il desiderio della figlioletta la mamma ha fatto partire l'appello, ovviamente via Facebook, e in poche ore, con grande sorpresa, ha ricevuto offerte da mezza Italia e una anche dall'Inghilterra. A dispetto di un mondo sempre più connesso, digitale, veloce, i fedelissimi della carta da lettere hanno tenacemente resistito, facendo coabitare l'uso del computer alla scrittura manuale. E lo dimostra un sito come l' "International pen friend", erede del servizio fondato nel 1967 a Dublino, che conta su 300 mila iscritti, dagli 8 agli 80 anni, distribuiti in 192 paesi del mondo, e tira dritto per la sua strada. Chi pensava a una rapida sparizione si deve ricredere e, con sorpresa, la fascia di età con maggiori iscritti è quella dei teenager. A ben guardare la scuola ha sempre insegnato la scrittura manuale, esercizio messo a dura prova dalla pandemia che ha imposto l'istruzione a distanza con l'uso del computer e di una tastiera. Ma è proprio nei momenti difficili come questo, così denso di ombre e malinconie, che emerge il piacere della scrittura manuale, del piccolo foglio di carta, della fatica di pensare di più prima di scrivere, della bellezza di un gesto pieno di affetto. Umano, con un colore e un odore. Sul quale si possono fare tutti gli scarabocchi che uno desidera.

Pensiamoci bene: che cosa sarebbe il mondo senza le lettere di Mozart, o quelle di Gramsci, o quelle di Darwin, per fare solo dei piccolissimi esempi? Il cuore del problema non è tanto salvare il piacere immenso di leggere una lettera che qualcuno si è preso la briga di scrivere per noi, dedicandoci tempo, pensieri ed emozioni. Le lettere sono memoria più facile da salvare. Tutti sappiamo come cellulari e computer possano piantarci in asso all'improvviso, portandosi via decine di messaggi a noi cari, e mai accuratamente salvati. Una lettera sa stare anni in un cassetto e non chiede manutenzione.

E poi la lettera ha una storia antica, bella. Le prime avevano carattere commerciale e sono state scritte dall'ingegnoso popolo dei Sumeri intorno al 3000 a.C. La carta era sostituita da tavolette di argilla con impresso nome e indirizzo del destinatario. Si trattava di documenti amministrativi, contratti di lavoro, affitti di terreni o vendite di derrate alimentari. Sempre intorno al 3000 a.C. nell'Antico Egitto veniva invece introdotto il metodo di scrittura basato sul papiro il cui trasporto avveniva per via fluviale. Niente di più suggestivo per un messaggio. La lettera ha camminato millenni per arrivare fino a noi con il suo bel bagaglio, resistendo orgogliosamente tra scintillanti smartphone e computer.
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