L'ultimo dramma avvenuto a Bitti qualche riflessione l'ha aperta e deve continuare a farlo. Sembra infatti che troppo spesso si dimentichino le catastrofi che quando piove oltre misura, si abbattono su alcuni comuni sardi. Sono ad esempio passati sette anni da "Cleopatra" che si è abbattuta nei centri del Nord Sardegna e dell'Oristanese ma pare che molti di questi abbiano fatto ben poco per mettersi al sicuro da eventuali altri diluvi. Interventi emergenziali, prevenzione, previsione e programmazione. Sono solo alcune delle azioni che le amministrazioni comunali possono porre in essere per combattere i disastri naturali, attraverso l'utilizzo di risorse inserite nei bilanci. La Fondazione Openpolis, specializzata nel fotografare le condizioni di salute dell'Italia, ricorda che Legambiente ha valutato che solo nel 2019 in Italia ci siano stati 157 eventi climatici estremi (allagamenti da piogge intense, trombe d'aria, frane ed esondazioni fluviali) a causa dei quali hanno perso la vita 42 persone.

Volontari al lavoro a Bitti dopo l'alluvione (foto archivio L'Unione Sarda)
Volontari al lavoro a Bitti dopo l'alluvione (foto archivio L'Unione Sarda)
Volontari al lavoro a Bitti dopo l'alluvione (foto archivio L'Unione Sarda)

Tra i capoluoghi di provincia che nel 2018 ha registrato un maggior numero di precipitazioni rispetto al decennio precedente, si piazza al terzo posto Oristano con ben 438,20 millimetri (la prima è Enna con 504,8); Cagliari invece è sesta con 377,50 millimetri, seguita subito da Carbonia con 342. Insomma, tre delle prime sette città si trovano in Sardegna. , precisano sempre gli esperti di Openpolis.

Una parte dei bilanci degli enti comunali è quindi rivolta alle spese per l'amministrazione e il funzionamento delle attività relative di protezione civile sul territorio, viene precisato nello studio.

Gli interventi a seguito di calamità naturali, invece, comprendono le spese effettuate per fronteggiare calamità già avvenute, comprese le sovvenzioni, gli aiuti e i contributi per il ripristino delle infrastrutture, e del patrimonio artistico e culturale. Questa voce comprende gli oneri derivanti dalle gestioni commissariali, ma non gli indennizzi per il settore agricolo provato dalle calamità.

Terralba, colpita nel 2013 dall'alluvione Cleopatra (foto archivio L'Unione Sarda)
Terralba, colpita nel 2013 dall'alluvione Cleopatra (foto archivio L'Unione Sarda)
Terralba, colpita nel 2013 dall'alluvione Cleopatra (foto archivio L'Unione Sarda)

Se si analizzano le spese che nel 2019 i comuni sardi hanno riservato alla protezione civile si scoprono alcune curiosità interessanti. In particolare, nel 2019 Cagliari è la città che ha speso più di tutte in protezione civile, 1.903.368,32 euro con una spesa pro capite di 12,42 euro; Oristano e Nuoro non pervenute; Sassari 353.573,31 per una spesa pro capite di 2,8 euro; Carbonia appena 12mila euro (pro capite 0,43), Bitti, colpita dall'ultima alluvione, 26.670 (pro capite 9,75). Tra i centri invece che sono stati colpiti da Cleopatra Olbia nel 2019 ha speso in protezione civile 385.393,07 (6,38 pro capite), Terralba 57.355,17 (5,68), Uras 12.071,8 (4,31).

Tanto per rendere l'idea la prima in Italia nel 2019 per spesa complessiva è Camerino (Marche) con 20.792.591,66 (pro capite 3.114,53). Se escludiamo i Comuni di Abruzzo, Marche, Umbria e Lazio, la spesa media nazionale per comune è 12,60 euro pro capite.

Nello studio Openpolis, a questo proposito, è stato analizzato proprio il caso Sardegna. Talana (Nuoro) è il Comune che nel 2019 ha speso di più per protezione civile e soccorso in caso di calamità naturali: 271,52 euro pro capite. A seguire San Vito (Cagliari) con 206,31 euro e Furtei (Sud Sardegna) con 127,94 euro. Per quanto riguarda i Comuni capoluogo, come detto, solo Cagliari spende più della media regionale (9,25 euro pro capite).
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