La notizia è di pochi giorni fa ed è ufficiale. I campionati italiani di ciclismo si svolgeranno a Imola, sul percorso del Santerno, con arrivo all'interno del circuito "Enzo e Dino Ferrari", dove quest'anno è tornata la Formula 1. È lo stesso tracciato sul quale Julian Alaphilippe si è laureato campione del mondo, arrivando da solo, a testimonianza della durezza di un percorso con un grande dislivello complessivo pur senza avere grandi salite. Anche la cronometro si svolgerà lì e Filippo Ganna potrà tentare di vestire ancora la maglia tricolore, sovrapponendola a quella iridata. Il corridore piemontese evoca - in quelle immagini in cui cavalca una bici futuristica, aerodinamica e leggerissima, e indossa un casco e occhiali da top gun - uno stretto parallelismo tra il mondo delle due ruote a pedali e quello dei motori. E d'altra parte nella crono del Giro d'Italia, a Palermo, in discesa ha abbondantemente superato i 100 kmh!

PEDALI E MOTORI Gli incroci tra Formula 1 e ciclismo sono più numerosi di quanto non si pensi. Nell'ultima stagione, la McLaren è stata secondo sponsor di una squadra del Pro Tour (la Bahrain di Mikel Landa e Damiano Caruso). Da parte sua, il pilota spagnolo Fernando Alonso, grande appassionato e ottimo cicloamatore, è stato vicinissimo a fondare una propria squadra ciclistica, in collaborazione con l'altro ex campione del mondo (ma del pedale) Paolo Bettini. Il costruttore Ernesto Colnago, alcuni anni fa, aveva invece realizzato una costosissima bicicletta (rosso corsa) marchiata Ferrari, avvalendosi della galleria del vento del Cavallino. Moltissimi piloti (quasi tutti), amano tenersi in forma con la bici da strada, sino a raggiungere punte di agonismo vero e proprio come nel caso dell'ex iridato Jenson Button, grande appassionato e praticante di triathlon.

IMOLA DA ADORNI A BENNETT E poi ci sono gli autodromi. Perfettamente asfaltati, con rettilinei larghi, strutturati per il pubblico e per le esigenze degli organizzatori (locali per il quartier tappa, spogliatoi, area antidoping, sale stampa, ampi parcheggi), i circuiti di Formula 1 sono - più ancora che gli stadi presso i quali talvolta le corse si concludono - le sedi ideali per la partenza o l'arrivo di una corsa ciclistica. Imola è soltanto l'ultimo caso. Non soltanto vi si sono svolti i campionati mondiali del 2020, ma anche il Giro d'Italia vi ha fatto tappa nel 2018. Al termine della tappa partita 214 chilometri prima da Osimo, l'irlandese Sam Bennett sprinta nell'autodromo battendo Danny Van Poppel e Niccolò Bonifazio. Naturalmente la madre di tutte le corse ciclistiche all'autodromo del Santerno è e resta quella disputata il 1° settembre del 1968. Al campionato mondiale professionisti su strada, Vittorio Adorni compie il proprio capolavoro. Il fuoriclasse parmense scatta a 90 km dall'arrivo e trionfa con l'incredibile vantaggio di 9'50" sul tedesco Herman Van Springel e 10'18" su Michele Dancelli. L'anno successivo, si presenta in maglia

GLI EROI DI ZOLDER 2002 Ma c'è un altro percorso automobilistico che gli italiani ricordano molto volentieri ed è quello belga di Zolder. Qui nel 2002 la Nazionale azzurra regala una delle prove più emozionanti della storia dei mondiali. Se in passato le rivalità interne (si pensi alla vergogna di Coppi e Bartali nel 1948 a Valkenburg) avevano minato la compattezza della Nazionale, questa volta, sotto la direzione del compianto Franco Ballerini, al debutto sull'ammiraglia che era stata di Alfredo Martini, la coesione è totale. La corsa è una lunga, monotona attesa della volata finale che "la squadra" (come i francesi chiamano con insolito rispetto la Nazionale italiana) prepara alla perfezione per il proprio velocista più forte: Mario Cipollini. L'ultimo uomo deputato a lanciare lo sprint è l'ex olimpionico Giovanni Lombardi e prima di lui si sacrifica il giovane Alessandro Petacchi, uno che avrebbe potuto ambire alla vittoria in prima persona. Invece tutti corrono per l'unico obiettivo e il Re Leone non li delude, spegnendo le speranze di Robbie McEwen ed Erik Zabel, arrivati nell'ordine.

IL PIT STOP DI SAGAN Negli anni scorsi abbiamo assistito con emozione al passaggio del Tour de France sull'Eau Rouge, la leggendaria curva del circuito di Spa-Francorchamps, mentre un altro teatro della Formula 1 è diventato familiare ai ciclisti. È il percorso di Yas Marina, spesso teatro dell'ultima frazione del Tour of Abu Dhabi. La pista della capitale emiratina ha familiarità con le bici. Una sera alla settimana, viene aperta ai cicloamatori e ai podisti che ci si possono allenare come su una ciclabile, sfruttando le ore più fresche (sarebbe meglio dire meno bollenti) della giornata. Anche la corsa ciclistica per i professionisti si svolge in serata e interamente sui 5545 metri del circuito disegnato nel 2009 dal tedesco Hermann Tilke, vera "archistar" mondiale degli autodromi, avendone progettati una ventina, sette o otto dei quali fanno parte del mondiale di F1. Nell'edizione 2015, quell'autentico istrione del ciclismo che è Peter Sagan, allora campione del mondo, si toglie uno sfizio che non gli impedisce, alla fine, di piazzarsi terzo in volata. A un certo punto, d'accordo con gli uomini della Tinkoff, la sua squadra, si infila nella corsia dei box ed effettua un pit stop in stile Formula 1, cambiando in pochi secondi bicicletta e casco, tra gli applausi del pubblico. Quando c'è lo slovacco in gara, tutto, davvero tutto può succedere. E quel giorno, la siderale distanza che c'è tra le corse ciclistiche e la Formula 1, almeno un pochino, si accorciò.
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