Tra i vantaggi dell'essere un'isola al centro del Mediterraneo c'è l'altra probabilità che ogni qualvolta una coppia di trentenni ciclisti francesi, con una bimba di sedici mesi al seguito (su un carrellino a norma di legge), che intenda pedalare dai Pirenei all'Iran, decida di visitarvi. Ed è ciò che è capitato nelle scorse settimane alla Sardegna.

Ma questa storia non ha come protagonista la Sardegna e neppure i due energetici sposini, che si chiamano Jerome e Alizee. E, a dirla tutta, non è neppure una storia. È un'intervista. Ce l'ha concessa il più giovane essere umano (di cui si abbia notizia) capace di attraversare a piedi i Pirenei, in senso longitudinale, dal Mediterraneo all'Atlantico. Si chiama Ariane, è nata nell'agosto del 2019 e, quando aveva nove mesi appena, ha intrapreso un viaggio di tre mesi con mamma e papà. Senza passeggino ma solo uno zaino. Quello dentro cui viaggiava. Naturalmente la giovane viaggiatrice - che ringraziamo - non parla italiano, in realtà non parla nessuna lingua degli adulti, ma i genitori (che gestiscono anche il suo sito www.ariane-et-le-monde.space) hanno acconsentito a fare da interpreti.

Come è andata questa traversata in bici della Sardegna?

"Direi bene. Siamo sbarcati a Porto Torres e siamo scesi lungo la costa occidentale e meridionale, sino a Costa Rei, poi siamo tornati a Cagliari".

Parlaci della vostra avventura.

"È una vecchia idea di mamma e papà. Loro si sono conosciuti a scuola, in un liceo di Montpellier, la nostra città. Hanno la fissa dei viaggi in bicicletta. Questo è il secondo. Nel 2017, sono stati in Sudamerica, dall'Ecuador sino a Ushuaia, lungo la cordigliera delle Ande. Mamma si era intossicata ed era stata male un mese. Però ha continuato a pedalare, poi credo sia finita in ospedale. Ma quello è un altro viaggio e io non c'ero. Questa volta hanno deciso di mollare tutto e partire. Vogliono arrivare in Iran. Dicono che si raccontano tante cose sbagliate su quel paese, ma che chi ci è andato lo descrive come un posto bellissimo, pieno di brave persone. E poi loro parlano sempre con la gente e vanno così piano che sono sempre in tempo a cambiare strada o tornare indietro".

Cosa vuol dire la scritta "2 bike 3" che hanno sulle magliette e sulle bici?

"Ah quella… doveva essere qualcosa che volesse dire "per pedalare liberi", in inglese. Poi sono arrivata io ed è diventata "due bici tre" e va bene lo stesso".

Come funziona il viaggio?

"Non abbiamo un programma. Prima che faccia buio cerchiamo un posto dove mettere la tenda, la montiamo, io do una mano, magari cerco un sasso per battere I picchetti come fa papa, poi dormiamo. Abbiamo un fornello a combustibile che va meglio di quello a gas perché ci riforniamo dal benzinaio e una power bank che basta per caricare il telefono per una settimana. Io la mattina sono la prima a svegliarmi, alle 7. Loro vorrebbero dormire ma io ho fame. Prendo la poppata ma mangio anche i loro pancakes, poi me ne vado in giro a curiosare mentre loro smontano la tenda e preparano I bagagli. Verso le 10 partiamo".

Sempre così?

"Qualche volta troviamo un posto per dormire, una casa dove ci ospitano. In Sardegna abbiamo conosciuto persone incredibili. Uno ci ha perfino dato la casa delle vacanze per una notte. Un'altra aveva un bed and breakfast, c'era stata un'incomprensione ma poi ci ha ospitato senza farci pagare. Io non faccio per vantarmi ma credo che la mia presenza aiuti… E poi su internet c'è una rete di viaggiatori in bici che sono dappertutto e si aiutano tra loro".

Ma tu cosa fai durante il giorno?

"Dormo molto. Il carrellino ha due posti, quindi sto larga. Ho il mio gioco, un bicchiere forato nel quale metto degli oggetti, la mia borraccia d'acqua. Altrimenti guardo il panorama".

Ma non sei un po' piccola per queste cose? E poi magari non ricorderai niente.…

"Sì, l'ho già sentita questa. Qualcuno dice che i miei genitori sono egoisti ma a loro non importa ciò che io ricorderò. Vogliono che viva il momento, che sia felice. E poi scusate, quanti bambini possono stare 24 ore su 24 assieme ai loro due genitori? Io sto crescendo bene, conosco tante persone, si avvicinano a me per salutarmi o farmi una carezza e io non sono per nulla timida. Sono molto indipendente, è una bella scuola".

Però poi arriverà il tempo della scuola vera.

"I miei genitori sono insegnanti, mamma insegna ai bimbi piccoli, credo che sappia quello che fa. Ed è bravissima in bici. Andava sempre con nonno Thierry in Francia. Lei è anche più alta di papà e si scambiano la bicicletta".

Non ti manca la casa?

"No. Abbiamo cose molto confortevoli con noi per il viaggio, ogni giorno la nostra casa è la stessa, la tenda, e la sentiamo come casa. Certo, a Villasimius una notte con quella pioggia si stava allagando tutta, ma pazienza".

Conoscevi la Sardegna?

"Che domanda, certo che no! Neppure mamma e papà sapevano bene cosa aspettarsi e sono rimasti estasiati. Tra il clima, soprattutto a novembre, la gente, le strade tranquille e il paesaggio è probabilmente il miglior posto in Europa dove stare di questi tempi per gente come noi. Ma ciò che ci è piaciuto di più è stata la gente".

E adesso?

"Adesso siamo arrivati in Sicilia. Magari ci fermeremo un po' per passare I mesi più freddi. Poi proseguiremo verso la Grecia, la Turchia e finalmente l'Iran. Penso che staremo in giro un paio d'anni. Papà collabora con una compagnia che ha sviluppato una app che si chiama SeqOne, ma dice che I suoi colleghi se la cavano bene anche senza di lui. Ci dispiace lasciare la Sardegna".

Ariane e i suoi genitori Jerome e Alizee hanno atteso le decisioni del governo italiano. Finalmente la Sicilia è diventata zona arancione e sono potuti partire. La nave che li ha portati a Palermo non ha un nome qualsiasi. Si chiama "Ariadne". Certe volte le persone vanno davvero incontro a un destino già scritto.
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