Un futuro prossimo diviso tra gas ed elettricità: chi vincerà? La sfida, sul fronte dell'automotive, è certamente tra idrogeno ed elettricità. E non è una sfida semplice. Da decenni ricercatori, esperti di scelte strategiche e politici si interrogano sullo sviluppo di energie alternative che possano sostituire i motori termici e ridurre così le emissioni in atmosfera. Ormai siamo al dunque, con una crescita consistente dei motori ibridi e di quelli elettrici. Nel 2003, un report della European Hydrogen and Fuel Celle Technology Platform, organizzazione sponsorizzata dalla Ue, stimava che nel 2020 avrebbero circolato cinque milioni di auto a idrogeno. E anche George W. Bush, da presidente degli Stati Uniti, fece la previsione che le auto a idrogeno sarebbero state lo stesso numero di quelle a benzina già nel decennio che si sta chiudendo. Oggi sappiamo che la realtà è diversa: sono poche le aziende automobilistiche che ancora puntano su questo segmento, e tra queste c'è sicuramente la Toyota che ha lanciato la seconda generazione della Mirai, la cui vendita è iniziata nel 2014, con cui spera di arrivare a vendere centomila vetture. Altre case, invece, come Mercedes, Ford e Gm sembrano aver abbandonato i loro propositi su questo fronte.

In sostanza, negli ultimi anni, l'automotive nel suo complesso si è orientato più sull'elettrico che sull'idrogeno. Cerchiamo di spiegare perché. Intanto, partiamo dal fatto che l'idrogeno non si trova allo stato puro nell'ambiente, ma in sostanze come acqua, gas naturale o petrolio. Il che significa che l'idrogeno va estratto. A seconda di come e da che materiale lo si ottiene, l'idrogeno può essere più o meno pulito e infatti gli esperti lo definiscono con varie gradazioni di colori, dal blu al grigio fino al verde. Quest'ultimo è quello che non produce emissioni e si ottiene da un processo di elettrolisi (separazione di ossigeno e idrogeno) dell'acqua tramite una macchina. Per realizzare il processo serve l'energia elettrica (prodotta magari a sua volta da fonti rinnovabili, per ottenere idrogeno verde). Oggi per ottenere un chilo di idrogeno si spendono tra i 4 e gli 8 dollari al chilo, anche se i costi si stanno riducendo e l'Unione europea prevede che entro il 2030 un chilo di idrogeno non costerà più di 1,5 dollari al chilo (quindi avvicinandosi al costo di un litro di benzina o gasolio), anche grazie al fatto che sta scendendo il costo dell'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Resta il fatto che, secondo quanto riportato di recente anche da BloombergNef (agenzia che si occupa appunto di energie rinnovabili), il piano ambizioso della Commissione europea per ridurre le emissioni entro il 2050, utilizzando appunto anche l'idrogeno, stima che su questo settore serviranno investimenti tra i 320 e i 458 miliardi di euro per ottenere risultati importanti sul fronte delle infrastrutture e dell'energia elettrica. A questo punto la domanda da porsi è la seguente: conviene? La risposta lascia aperti tanti scenari. Se parliamo di automobili, la sfida tra idrogeno ed elettrico ha già un vincitore e non ha forma gassosa. Le auto elettriche convengono di più di quelle elettriche. In sostanza, nelle auto a idrogeno va usato il gas pressurizzato, da stoccare in grandi serbatoi: una volta che reagisce con l'ossigeno preso dall'atmosfera, si genera energia elettrica che muove l'auto. In sostanza, dunque, questi modelli necessitano di uno spazio consistente per stoccare l'idrogeno, di batterie per incamerare l'energia elettrica prodotta dall'idrogeno e infine non garantiscono ancora grande autonomia sulle percorrenze, hanno una velocità inferiore e costano mediamente il 20 per cento in più. BloombergNef ha calcolato che un'auto elettrica media per percorrere 100 chilometri consuma 25kWh di energia, mentre una a idrogeno ha bisogno di 50kWh se si considerano i costi di elettrolisi, compressione, stoccaggio e riconversione dell'idrogeno. Dunque, con l'attuale tecnologia, il confronto dice che tanto vale utilizzare direttamente un'automobile elettrica. Anche se c'è il vantaggio che le auto a idrogeno si riforniscono in cinque minuti, così come accade oggi con benzina o gasolio, mentre per ricaricare un'auto elettrica, soprattutto per lunghe percorrenze, servono ore.

Fino a che si parla di utilitarie, Suv o supercar, quindi, la tecnologia elettrica sta facendo passi da gigante e il futuro più prossimo è certamente a favore di questo settore. Se però si cambia segmento e si parla ad esempio di camion, treni oppure aerei, allora il discorso cambia e l'idrogeno torna ad essere competitivo. Infatti, l'attuale autonomia delle batterie non consente oggi di assicurare prestazioni convincenti sulla percorrenza dei mezzi più grandi e non si possono certamente dotare i tir di sistemi di accumulo che sono addirittura più grandi di un autotreno. È per questo che Nikola, startup americana, sta scommettendo sui camion all'idrogeno e promette di produrne alcuni modelli interessanti entro pochi anni. Lo stesso si può dire per navi e aerei, che hanno la possibilità di stoccare l'idrogeno in grandi stive, così come avviene oggi con il carburante fossile, e i processi di elettrolisi su grande scala assicurano una riduzione di costi per ogni chilo di idrogeno prodotto. E le emissioni, anche in questo caso, si riducono fortemente. Forse è proprio per questo che Airbus ha già annunciato che entro il 2035 realizzerà tre modelli di aerei commerciali a idrogeno e a zero emissioni. E lo scorso 24 settembre il primo aereo commerciale a idrogeno, un Piper di classe M modificato per funzionare con il motore elettrico, è decollato a Cranfield, in Inghilterra, con grande soddisfazione della società ZeroAvia che sta portando avanti il progetto insieme ai partner Eurpean Marine Energy Centre e Intelligent energy (il progetto si chiama HyFlyer).

Sul fronte ferroviario, proprio nei giorni scorsi, Alstom, azienda italiana con sedi a Savigliano e Sesto San Giovanni, produttrice tra gli altri modelli dei treni regionali Minuetto e anche degli Etr Italo per l'alta velocità, ha annunciato che presto usciranno dalle sue officine anche i Coradia a idrogeno. I treni saranno destinati soprattutto alle grandi aree metropolitane, come ha spiegato lo stesso ad di Alstom Michele Viale, annunciando una consegna alle Ferrovie Nord Milano e contatti con la Regione Piemonte.

Infine, sul fronte marittimo nei mesi scorsi è stato annunciato che sarebbero partiti i test sul primo traghetto al mondo alimentato a idrogeno. Ad annunciarlo l'European Marine Energy Centre nelle isole Orcadi, in Scozia, che ha previsto la sperimentazione di un motore a doppia alimentazione, idrogeno/diesel, sulla nave Mv Shapinsay. Un pool di partner hanno deciso di investire su questo progetto che poi, una volta terminata la sperimentazione, potrebbe realizzarsi con la riconversione di molte navi. È la sfida del futuro.
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