Sono sbarcate dalla Spagna, approdate in una grande voliera nel cuore del parco di Tepilora e partite verso altre mete, soprattutto della Sardegna, con un Gps che segnala tappe, movimenti e intoppi dei loro percorsi, non sempre fortunati. Sono le aquile del Bonelli che dopo decenni di assenza hanno ritrovato la loro casa tra i rocciai dell'Isola. Ventuno aquilotti in tutto: sei nel 2018, otto nel 2019 e sette la scorsa estate. Gli arrivi, nell'ambito del progetto comunitario denominato Aquila a-life che andrà avanti fino al 2022, punta a reintrodurre nell'area occidentale del bacino del Mediterraneo una specie estinta. In passato questa aquila più piccola di quella reale, che nidifica in pareti rocciose, ama valli fluviali, boschi di macchia mediterranea, pascoli e zone paludose, era familiare in Sardegna dove veniva chiamata abilastru o abbila vaglia. Prima di poter volare in autonomia i ventuno aquilotti sono stati ospiti graditi in un luogo segreto del parco regionale di Tepilora, oasi di biodiversità tra Bitti, Lodè, Torpè e Posada. Qui gli uomini di Forestas hanno realizzato una volieria, affacciata nella valle selvaggia di Nurasè.

I piccoli rapaci hanno potuto familiarizzare con l'ambiente circostante senza cogliere la presenza diretta dell'uomo che li ha alimentati ogni giorno e seguiti passo dopo passo prima che spiccassero il volo. La metodologia dell'hackting, adottata in tutti gli step del progetto, prevede voliere di dimensioni tanto grandi da contenerne una più piccola come nido, che è la prima tappa degli aquilotti. E un ambiente più ampio che permette ai pulli di tentare i primi voli, allenare sguardo e ali ed essere pronti ad andare lontano quando al momento della liberazione si schiuderà la grande gabbia. E' una fase molto importante perché si crea un imprinting territoriale con l'ambiente che sta attorno, recepito come punto di partenza e anche luogo sicuro, dove tornare o nidificare dopo ampie esplorazioni. In ogni caso un apprendimento fondamentale perché i giovani rapaci possano inserirsi in modo naturale, cioè slegati dall'uomo che nelle prime settimane ne è il custode.

Gli ultimi arrivati - due adulti e cinque aquilotti nati in un allevamento spagnolo curato da Grefa onlus - sono tre femmine e quattro maschi ribattezzati da Forestas con nomi dai forti richiami locali: Minnena, Sadonna, Mantzela, Arroyito, Dure, Arcantzelu e Zoseppe. Quest'ultimo ha avuto vita breve: è morto, come è successo ad altri pulli partiti da Tepilora. Il 3 luglio 2020 Posada, in Corsica, è morta dopo l'aggressione di un'aquila reale di cui aveva invaso il territorio; il 24 aprile 2020 triste sorte per Abbaluchente, intrappolata tra i fili elettrici come era successo il 7 gennaio scorso per Muscatoiu. Il 26 settembre 2019 l'aquila Tepilora era stata invece uccisa durante una giornata di caccia alla tortora in Sardegna. Prima, il 9 luglio 2019, era morto un altro esemplare, Artaneddu.

Il 28 aprile 2019 fili elettrici fatali anche per Saccaia. Il 7 novembre 2018 la febbre del Nilo aveva ucciso Nurasè. Nel frattempo, si è perso il segnale Gps per Helmar, il primo liberato nel 2018, e Illorai, liberato nell'aprile 2019. Si ignora la loro sorte. La mappa dei decessi mostra quanto sia complicata la vita per questi esemplari che devono fare i conti con varie insidie, a partire dai fili dell'alta tensione. La loro sopravvivenza è una scommessa importante per tutti i promotori del progetto. "La Sardegna - spiega il naturalista Domenico Ruiu - rappresenta un'area privilegiata in quanto questa aquila era una presenza storica sino agli anni Sessanta del secolo scorso. Poi si è estinta a causa dell'alterazione degli habitat e della persecuzione da parte dell'uomo, soprattutto con la predazione dei pulcini dai nidi".

L'attenzione degli esperti dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), responsabile del progetto in Sardegna di cui il centro spagnolo Grefa è il capofila, è meticolosa ogni giorno. Quando le aquile sono in difficoltà possono mobilitare in loro soccorso gli uomini del Corpo forestale che, assieme a Forestas, sono presenze preziose per il successo dell'iniziativa. "Le aquile del Bonelli si spostano molto in Sardegna, sono in fase di esplorazione", spiega Elisabetta Raganella, del team di esperti. I posti più frequentati? "Prevalentemente il centro-sud dell'Isola, amano le zone umide perché ricche di prede. Prediligono l'Oristanese, il Cagliaritano, anche le isole di Sant'Antioco e l'Asinara. Una è stata per molto tempo nell'arcipelago della Maddalena, ora è tornata nell'entroterra". I Gps raccontano la quotidianità di questi esemplari. Così si scopre che sono ghiotti soprattutto di poiane, aironi e gabbiani. Fanno tappa nelle stesse zone esplorate da altre aquile del Bonelli e a Tepilora trovano comunque le condizioni ideali perché l'area è poco antropizzata, non ha cavi elettrici e quelli che c'erano sono stati messi in sicurezza e, cosa non da poco, possono stare a distanza di sicurezza dai nidi dell'aquila reale. Il progetto guarda anche alla Sicilia: da qui è arrivato un pulcino inserito poi in Sardegna. Strada facendo sono possibili ulteriori arrivi, forse anche un'altra voliera nell'area di Bosa. Tanti sforzi per offrire le condizioni migliori agli aquilotti che i promotori sperano di essere premiate con le prime nidificazioni. Traguardo finale che, per ora, però è ancora lontano.
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