Non dite che non ci aveva avvisato: "Penso che potrei giocare fino a 50 anni". Era il 2016 e Zlatan Ibrahimovic commentava una delle sue ultime doppiette in Premier League, quando ancora giocava con il Manchester United. Nel frattempo sembra passata una vita - ci sono stati altri due anni in Inghilterra e la parentesi americana nei L.A. Galaxy - e il rendimento di Ibra non solo non è calato, ma forse è addirittura migliorato. Chi lo segue sui social sa che si allena duro anche in vacanza, mentre è sul suo yacht o in uno dei centri di Padel che ha fondato (ne ha quattro sparsi per la Svezia), e non lo fa solo ad uso e consumo dei follower. Si vede: ancora oggi, a 39 anni, corre una media di 8,7 km a partita, gli stessi del suo compagno di squadra Samu Castillejo, che ne ha 25. Lo aiuta una vita quasi monastica, indispensabile in certi casi: niente dolce vita milanese, rare uscite, ben prima che il coronavirus riscrivesse la nostra vita, e una dieta rigorosa. Senza arrivare alle vette del leggendario Pippo Inzaghi, uno che si è ritirato a 39 anni e mangiava solo pollo, bresaola e biscotti Plasmon, il comportamento a tavola di Zlatan è comunque uno dei suoi segreti. Raccontano che a Parigi scoppiò un vero e proprio caso quando lo svedese si lamentò per l'assenza di frutta e verdura nella sala da pranzo del centro d'allenamento del Psg.

In questo, Ibrahimovic somiglia molto a un altro Benjamin Button della Serie A: Cristiano Ronaldo. A 35 anni il portoghese è determinante per la Juve quanto lo era a 25 nel Manchester o a 30 nel Real Madrid. CR7 non ha quasi mai toccato alcolici (per farlo ubriacare è bastato un solo bicchiere di champagne bevuto per festeggiare il campionato europeo del 2016) ed è un atleta in allenamento permanente effettivo. Nella sua villa a Torino ha fatto costruire una palestra, una grande piscina e un locale dedicato crioterapia, utilissima per sconfiggere i dolori muscolari e accelerare il recupero dagli infortuni. Anche per lui viene pronosticata una carriera da giocatore almeno fino a 40 anni, un traguardo che in passato sembrava impossibile a questi livelli, almeno per un attaccante. Certo, in Serie A c'è sempre il record di Marco Ballotta, che ha ripiegato la maglia della Lazio a 44 anni, ma lui faceva il portiere, un ruolo in cui la longevità fa meno notizia. Sull'altra sponda del Tevere è ancora fresco l'addio al calcio giocato di un mito vivente come Francesco Totti, che ha detto basta a 41 anni e 250 gol nel massimo campionato italiano. Ma nelle ultime stagioni il ritmo in campo non era quello a cui ci aveva abituati nei vent'anni precedenti.

Ibrahimovic e Ronaldo sembrano invece molto lontani dalla frenata. Nel campionato in corso nessuno ha segnato quanto loro. Sono i trascinatori delle loro squadre. Il merito è anche dell'evoluzione degli allenamenti, sempre più mirati e personalizzati. Non solo nel calcio, ma pure nell'atletica. Non è un caso che Justin Gatlin abbia dichiarato di voler vincere le prossime Olimpiadi (Tokio 2021) a 39 anni. Il record appartiene a Linford Christie che prese un oro sui 100 metri a Barcellona a 32 anni e 121 giorni. Nemmeno Bolt è riuscito a far meglio, avendo vinto a Rio nel 2016 quando ne aveva solo 30 (Gatlin, in quell'occasione 34enne, fu secondo). Anche l'americano Michael Johnson è riuscito a vincere un oro (mondiale, a Siviglia nel 1999) sui 400 metri alla soglia dei 32 anni. Un'età che per tanti, nel calcio, è l'anticamera della pensione. O di una seconda vita da allenatore. Il ct della nazionale Roberto Mancini a 34 anni era già il vice di Eriksson sulla panchina della Lazio. La tentazione sembra l'abbia avuta anche Ibrahimovic, se è vero quello che ha raccontato una fonte (rimasta anonima) del Manchester United: "Zlatan aveva deciso di frequentare il corso per il patentino mentre recuperava da un infortunio. La società gli aveva fatto capire che poteva esserci spazio per lui in un altro ruolo e del resto non era più giovanissimo". La storia è andata poi in un altro modo.
© Riproduzione riservata