Riportate le crocchette alla Casa Bianca. A gennaio, quando il presidente Donald Trump lascerà il posto al suo successore Joe Biden, al numero 1600 di Pennsylvania Avenue - Washington D.C., arriveranno anche Champ e Major, due splendidi pastori tedeschi che veglieranno sulla coppia presidenziale e che - dopo un vuoto in cuccia lungo quattro anni - avranno il compito di raccogliere l'eredità dei divertentissimi Bo e Sunny, i fedeli e amati cani d'acqua portoghese di Barack e Michelle Obama, e di tutti gli altri First dog passati di lì. L'elenco è lungo: la dimora più importante degli Stati Uniti ha ospitato cani di razze e dimensioni diverse e l'immagine dei loro padroni-presidenti è di certo stata influenzata dalla loro presenza ma anche dalla capacità comunicativa di chi - di volta in volta - ha divulgato splendidi ritratti che mostravano i Potus impegnati a correre, giocare o coccolare i cani di famiglia.

I TESTIMONIAL Non a caso, tra i tanti spot delle ultime presidenziali americane uno dei più cliccati è stato quello che ha come protagonisti i pelosissimi testimonial a quattro zampe. Al grido di "Let's put a dog in the White House/Portiamo un cane alla Casa Bianca" meticci, carlini, barboncini e molti altri hanno lanciato la corsa del democratico Biden e invitato al voto con una banbierina blu stretta intorno al collo. Obiettivo riuscito. Tra poche settimane non uno, ma ben due cani torneranno a scodinzolare fuori dallo studio ovale. Insomma: gli animali portano bene e chi li ama piace di più.

LA GUERRA FREDDA Talvolta, oltre a rendere più umani e simpatici i loro padroni, i cani presidenziali hanno inciso sulle relazioni diplomatiche e rinsaldato rapporti personali di portata internazionale. Un esempio? Arrivò scortata come fosse una principessa e venne accolta da bambini festanti e cani scodinzolanti. Nel 1961 John Fitzgerald Kennedy adottò la piccola Pushinka, figlia della coppia dei cani spaziali russi, Belka e Strelka, due meticci di taglia piccola che dopo aver orbitato intorno alla Terra tornarono a casa e, ormai promossi a eroi nazionali, misero su famiglia. A donare la cucciola ai Kennedy fu il leader sovietico Nikita Khrushchev che inviò la piccola Pushinka in America con tutti gli onori. A Washington oltre al presidente, alla first lady Jacqueline e ai loro bambini, la figlia dei cani cosmonauti trovò Wolf, Clipper, Shannon e Charlie: tutti i cani del presidente. Fu proprio con Charlie che Pushinka si accoppiò mettendo al mondo quattro splendidi (e molto ambiti) cagnolini che vennero battezzati con il nome "pupniks" dall'unione di puppy/cucciolo e sputnik.

LO SCATTO GIUSTO Ora, senza voler caricare i poveri Champ e Major del peso di aspettative tanto grandi (nessuno pensa che debbano assurgere allo stato di star nazionali come accadde all'inconsapevole Pushinka), di certo ai due pastori tedeschi basterà scodinzolare al momento giusto per ritagliarsi un ruolo nella storia americana. Fulgidi esempi di predecessori "normali" premiati da circostanze speciali non mancano. Tornando ai già citati Bo e Sunny, è memorabile lo scatto firmato dal fotografo Pete Souza che mostra il presidente correre in un corridoio della Casa Bianca col cane Bo. Lo stesso Souza ha inserito l'immagine nella lista di quelle che ama di più tra le migliaia realizzate negli otto anni di presidenza Obama.

Lo scatto giusto al momento giusto: con un clic Bo ha conquistato il suo posto negli archivi nazionali dove, tra le vecchie foto di Pennsylvania Avenue, spuntano il muso di Buddy (il labrador di Bill Clinton), le orecchie pelose di Lucky (il bovaro della fiandre formato extra size di Ronald e Nancy Reagan), le zampe color miele di Liberty (il golden retriever di Gerald Ford) e così via. Immagini particolarmente care al popolo americano e che negli ultimi giorni sono tornate di attualità. Alla notizia della vittoria del democratico Joe Biden, infatti, le testate di tutto il mondo sono andate a ripescare quelle immagini ingiallite per celebrare un momento storico: il ritorno dei First dog, una tradizione rotta nell'ultimo secolo solo da Donald Trump.
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