Una storia di cronaca, da film western ma veracemente sarda, vecchia di centoventicinque anni. Un fatto di sangue in cui l'eroismo del servitore dello Stato vince sulla crudeltà di un delinquente di paese. Il sipario cala quando entrambi muoiono, consegnando ad antichissime stampe di giornale il compito di tramandarle ai posteri, almeno a quelli più pazienti a spulciare gli archivi. Neppure a dirlo, L'Unione Sarda c'era anche allora, per raccontare sul campo gli accadimenti anche più scomodi. Come questo: l'incrocio tra un temuto latitante e un carabiniere valoroso. E lo scontro feroce che seguì, finito con la morte di entrambi i protagonisti. La storia di Francesco Sanna, 35 anni di Domusnovas, datosi alla macchia nelle campagne del Sulcis in quanto imputato per un doppio omicidio, e del tenente Fortunato Palmas, 44 anni di Selargius, comandante della stazione dei carabinieri di Iglesias, è racchiusa in un tragico episodio che li vide coinvolti: le cronache del tempo diedero grande risalto. L'Unione Sarda lunedì 4 marzo 1895 ricostruì minuziosamente la domenica dell'agguato, avvenuto in un'abitazione nel centro di Domusnovas il primo marzo dello stesso anno. Abitazione di un tal Antioco Porcu Onnis (poi arrestato), dove il tenente Palmas seppe essersi rifugiato il latitante da tempo ricercato. Tra l'altro, sulla colonna di destra della prima pagina del giornale viene ricostruita la piantina dell'abitazione teatro dello scontro.

Recatosi sul posto con il carabiniere a cavallo Giuseppe Puxeddu, dopo aver radunato i carabinieri della caserma di Domusnovas, in tutto cinque, capitanati dal brigadiere Massimo Compagnaro, guidò l'irruzione nella casa dove si trovava Francesco Sanna. Seguì un violento scontro a fuoco fra i carabinieri e il latitante, dal fucile a retrocarica di Francesco Sanna partì un proiettile che, dopo aver perforato il braccio sinistro, penetro, seppur non profondità, nel polmone destro del tenente di Selargius. Il latitante cercò di fuggire dalla casa ma, non appena ebbe raggiunto la strada, fu centrato da un colpo di moschetto dal brigadiere Compagnaro e, dopo pochi minuti, morì. Un anonimo cronista trasmise da Iglesias ciò che aveva visto sul luogo dell'agguato: sul posto descrisse come era deceduto il latitante Sanna, che vide disteso in una pozza di sangue, e informò del gravissimo stato di salute in cui versava il tenente. Il 7 marzo, nonostante le meticolose cure prestategli dai medici, Fortunato Palmas morì. I funerali ebbero luogo il giorno dopo a Cagliari e furono celebrati (per ordine del presidente del Consiglio Crispi, che poi insignì Palmas della medaglia d'oro al valore) a spese dello Stato. Oggi, a distanza di 125 anni, del valoroso tenente dovrebbe ancora esistere la tomba, nel cimitero monumentale di Bonaria, e una strada nel quartiere di Paluna, a Selargius. Del temuto latitante soltanto un lontano ricordo. Anche se la cronaca non dimentica: rimane scritta, nero su bianco, nelle pagine ingiallite del giornale.
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