Sarà veramente l'ultima volta? Qualche giorno fa abbiamo riportato di nuovo indietro le lancette dell'orologio: un'ora di sonno in più, è vero, ma allo stesso tempo l'autunno - già arrivato da oltre un mese, almeno per il calendario - ha fatto il suo vero ingresso con giornate sempre più corte e un tramonto anticipato. E' arrivata l'ora solare, che ha chiuso nel cassetto, forse per sempre, quella legale, su cui da anni è in corso un dibattito a livello europeo. Anzi, in realtà ci sarebbe poco da discutere, visto che la situazione è già definita da quando il Parlamento Ue ha sposato la linea della Commissione, nota da anni: è arrivato il momento di scegliere, basta con questo cambio ogni sei mesi e poi a cosa serve? Saranno gli Stati membri a decidere quale fuso orario seguire, come prevede una risoluzione legislativa approvata dagli eurodeputati con 410 voti a favore, 192 contrari e 51 astensioni. I Paesi dell'Ue che decidono di mantenere l'ora legale dovrebbero regolare gli orologi definitivamente l'ultima domenica di marzo 2021, mentre quelli che preferiscono mantenere l'ora solare dovrebbero spostare gli orologi l'ultima domenica di ottobre del 2021, tra un anno. I deputati chiedono inoltre che gli Stati e la Commissione europea coordinino le loro decisioni per evitare problemi. Ma attenzione, c'è una via d'uscita: nella risoluzione si afferma che la Commissione può presentare una proposta legislativa per rinviare la data di applicazione della direttiva fino a un massimo di 12 mesi se ritiene che possa essere pregiudicato il corretto funzionamento del mercato interno. Insomma: in questo caso tutto slitterebbe ancora, al 2022. Ora spetta ai governi adottare la loro posizione comune per avviare i negoziati con l'Europarlamento, ma finora gli Stati membri non sono riusciti a trovare un accordo al Consiglio. In risposta alle iniziative dei cittadini, nel febbraio 2018 il Parlamento ha chiesto alla Commissione di valutare la direttiva sull'ora legale e, se necessario, presentare una proposta di revisione della stessa. A seguito della valutazione, che ha ricevuto 4,6 milioni di risposte con l'84% favorevole a porre fine ai cambiamenti di orario, la Commissione ha presentato la proposta che dovrà essere concordata tra il Parlamento e il Consiglio. L'Ue ha unificato per la prima volta le disposizioni sull'ora legale nel 1980, per garantire un approccio armonizzato al cambio dell'ora nel mercato unico. Prima di allora le pratiche nazionali erano divergenti. L'attuale direttiva impone agli Stati dell'Ue di passare all'ora legale l'ultima domenica di marzo e di tornare all'ora solare l'ultima domenica di ottobre. L'Italia non ha ancora preso una posizione per il futuro. Al contrario della Francia, che ha deliberato dopo una consultazione popolare indetta dall'Assemblea Nazionale, di bandire per sempre l'ora solare. Le lancette rimarranno sull'ora legale, che in Italia è stata introdotta per la prima volta nel 1916. C'era la guerra, l'obiettivo era avere un'ora di luce in più per costruire armi e munizioni. Poi dopo il conflitto è stata soppressa e infine reintrodotta nel 1966, per risparmiare energia ai tempi della crisi energetica. Un tema sempre attuale: i dati recenti parlano di un risparmio in bolletta elettrica che si aggira intorno agli 80 milioni di euro. Ecco perché c'è chi sostiene che gli italiani dovrebbero tenersi stretta l'ora legale, che ci accompagna dalla primavera all'autunno. Spostare avanti l'orario consente di utilizzare meno la luce artificiale proprio nelle ore del giorno in cui la maggior parte degli italiani è ancora al lavoro, con un risparmio da fine marzo a fine ottobre di circa 645 milioni di kilowattora. Ma non tutti sono d'accordo: i critici dell'ora legale fanno notare che in realtà non è molto, appena lo 0,2% del consumo nazionale. Senza dimenticare l'ora di sonno in meno.
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