Mamma Giovanna era devotissima a Giovanni Bosco, il santo dei giovani, e a san Domenico Savio, l'allievo prediletto del prete di Valdocco. Sarà anche per questo che Gianni Franceschi ha una predilezione che trasforma in solidarietà verso i più piccoli, specie se sono poveri o sfortunati, costretti a vivere in contesti di guerra civile e miseria. Sessantatré anni compiuti il 17 giugno, originario di Lanusei ma emigrato fin da giovanissimo in Olanda, ha scelto di aiutare il prossimo. Senza condizioni, senza tornaconto. Con la gratuità che è fondamento imprescindibile di una missione, qualunque essa sia, e nonostante qualche delusione che non gli ha impedito di continuare ad amare la gente di cui si è preso cura.

Così l'ogliastrino dal cuore grande è andato in Uganda, ha visto. E vuol vincere una partita nella quale non ci sono trofei in palio ma un obiettivo da perseguire. Rendere i ragazzi che popolano alcuni villaggi liberi dalla schiavitù dell'indigenza, curarli e istruirli. Gianni Franceschi nel cuore dell'Africa ha investito soldi, passione. "Ho fatto il possibile - racconta - per aiutare un orfanotrofio a Kasaala nel centro dell'Uganda. Ero riuscito a far perforare un pozzo e da quel momento laggiù hanno sempre avuto acqua pulita e sana". Insieme a tre svedesi, Franceschi ha contribuito alla costruzione di una piccola scuola, "impegnandomi in tutte le maniere possibili per assicurare la sopravvivenza degli orfani, attraverso cibo, vestiario, educazione scolastica, cure mediche". Poi il nuovo progetto, in collaborazione con un ugandese. "Ci eravamo messi d'accordo: io avrei iniziato nel 2018 la costruzione di una mia piccola clinica in un terreno tra l'orfanotrofio e la comunità di Kasaala, distanti l'uno dall'altra circa 500 metri. Volontari medici del posto avrebbero lavorato lì per questa comunità, visto che nel raggio di tanti chilometri non c'è un medico né esiste un pronto soccorso. Visto il progetto e il preventivo del totale, ho iniziato con i primi trasferimenti di soldi". Settimanalmente, attraverso foto, filmati e un contatto visuale col socio, a Gianni Franceschi sembrava che la costruzione della clinica andasse avanti senza intoppi.

Purtroppo non era così. Il benefattore ogliastrino lo ha scoperto a novembre scorso quando, senza preavviso, è arrivato in Uganda con un'amica di Lanusei. "In primo luogo sono andato a Kasaala per farmi un'idea del mio lavoro laggiù e per abbracciare questi orfani. Dopo un paio di giorni mi sono reso conto che la clinica, cui io avevo dedicato una parte della mia vita in risparmi, non stava nel terreno al fianco dell'orfanotrofio ma a una distanza di circa dodici chilometri, in un terreno lontano dalla comunità di Kasaala e dall'orfanotrofio. La casa costruita da me era finita esternamente, grande, bella, ma non sorgeva dove eravamo d'accordo che venisse costruita.

La disillusione e la beffa, seppure cocenti, non hanno comunque spento in Gianni Franceschi la voglia di sostenere il prossimo, di aiutare chi soffre. "Siamo stati a Kasaala alcune settimane, per ogni bambino abbiamo acquistato letti e materassi, visto che dormivano per terra su una sottile stuoia. Dato loro vestiti e lasciato cibo in provvista. Ho lasciato detto che io d'ora in poi sarò sempre disponibile a concedere aiuti per spese mediche. Mentre le tre svedesi garantiranno sostegno per acquistare cibo e vestiti". Lasciata Kasaala, Gianni Franceschi e la sua amica, che vuole rimanere anonima, si sono diretti a Nord del paese, ai confini con il Congo, dove vivono Barbra e Esther, madre e figlia, che gestiscono un orfanotrofio da diversi anni. "Persone con un cuore d'oro. Con la mia amica abbiamo deciso di trasferirci con la nostra auto a noleggio in questo secondo orfanotrofio, nella provincia di Nakasongola fino a 12 anni fa teatro di una guerra civile, che è durata per ben 23 anni e ha distrutto ogni infrastruttura ma anche il sessanta per cento delle famiglie. Arrivati sul posto siamo stati accolti a braccia aperte sia dai bambini che dagli adulti e dai volontari che gestiscono questo orfanotrofio. Ci è sembrato di tornare non nel Medioevo ma nell'era primitiva. Povera gente, poveri bambini. Ci siamo messi d'impegno per dare una mano, con Barbra ed Esther abbiamo capito quali sono le prime necessità per i tanti orfani. Passo per passo, siamo riusciti a dare a questa comunità risposte ai primi bisogni di vita, donando anche a loro vestiti, letti e materassi per i bambini e per diversi adulti. Abbiamo fatto costruire una nuova ampia cucina.

Arretratezza e degrado in Uganda sono i nemici da sconfiggere. "La scuola attuale - racconta Gianni Franceschi - sorge nel terreno dell'orfanotrofio, è stata costruita con pezzi di tavole e lamiere, quando piove l'acqua penetra nelle aule in cui i bambini frequentano le lezioni, impartite dai volontari del posto. Quando fa tanto caldo, sotto il tetto di lamiera l'aria diventa irrespirabile. Per il volontario ogliastrino il prossimo obiettivo è costruire una nuova scuola. "In primo luogo sto acquistando un pezzo di terreno adiacente alla struttura di Barbra. Qui realizzerò la scuola divisa in tre parti, ciascuna con tre aule ampie, tali da ospitare 25 bambini. Nove classi nel totale. Con i miei soldi finirei di costruirla in diversi anni. Se qualche benefattore mi venisse in aiuto ci riuscirei in minor tempo. Se mai ci fosse qualcuno interessato a contribuire, potrei dire solo grazie di cuore. Il mio indirizzo e-mail è questo: franceschi@kpnmail.nl".
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