In trenta anni parole come "ossi" e "wessi" per indicare la prima i tedeschi dell'Est, la seconda quelli dell'Ovest, hanno mantenuto buona parte del loro originario significato, cioè di appartenenza geografica, culturale, storica a questa o quella parte di Germania. Come pure il sogno di vedere sbocciare all'Est i "paesaggi fioriti", promessi dall'allora cancelliere Helmult Kohl, deve ancora realizzarsi. Non ci sarà più il plumbeo grigiore del regime comunista, ma l'obiettivo di fare delle due Germanie un paese dove tutti sentono di appartenere alla stessa nazione, è ancora da raggiungere.

Il 3 ottobre la Germania fa festa e ha buoni motivi per farlo, nonostante il solco sia ancora profondo. È una grande nazione solida, invidiata, criticata, ammirata, che si è conquistata l'appellativo di "Locomotiva d'Europa", ruolo che non ha perso, nonostante la grave crisi economica provocata dal Covid. Come tutti ha pagato un prezzo salato, riassumibile, dal punto di vista tedesco, nella rinuncia al mitico "schwarze-null", il pareggio di bilancio, fiore all'occhiello della disciplina teutonica. Eppure, continua a essere un paese con due anime, due regimi economici, due visioni del mondo. Ne è ben consapevole la cancelliera Angela Merkel che lo scorso anno, nel suo discorso ufficiale, certificava l'incompletezza della riunificazione. Non a caso parlava di "un processo continuo, una missione costante che colpisce tutti i tedeschi". Anche economicamente. Die Solidaritätzuschag, la tassa del 5,5 per cento sui redditi delle persone fisiche, introdotta nel 1991 da Kohl per finanziare la riunificazione, 29 anni dopo è ancora in vigore. Doveva essere un prezzo pagato dalla collettività fino al 1999, invece con alcuni aggiornamenti, molte polemiche, ricorsi alla Corte di giustizia per incostituzionalità, resterà ancora per diversi anni. Sono tutti segnali del parziale successo dell'ambiziosissimo progetto messo in piedi da Helmut Kohl, l'artefice di una riunificazione forse troppo rapida. Il muro di Berlino cadeva il 9 novembre 1989, dopo 28 anni, e appena un anno dopo, il 3 ottobre, si celebrava davanti al Reichstag di Berlino la morte (formale) della Ddr e l'inizio di una nuova epoca. Tutta in salita, se è vero che nel 1999 The Economist titolava "Germania, grande malato d'Europa", proprio a causa degli alti costi del processo di riunificazione che hanno rallentato la crescita del Pil. A questo si somma la recessione del 2003 che ha portato il tasso di disoccupazione dal 7,4 per cento del 1992 all'11,1 del 2005. Anno in cui diventa cancelliera una donna amata e rispettata, Angela Merkel (66 anni), die Mutti, la mamma che ha scelto di portare il cognome del primo marito, una figura ideale per fare da collante tra le due anime, riassunte simbolicamente bene e con successo. E' nata ad Amburgo ma il padre, Horst Kasner, pastore luterano, aveva scelto Elbing, un paesino della Prussia orientale per compiere la sua missione religiosa. E Angela Merkel ha respirato quel clima e quell'atmosfera. Negli anni del suo cancellierato, l'economia tedesca ha migliorato, grazie anche all'Agenda 2010, pacchetto di severe riforme varate dal predecessore, Gerhard Schroeder, ma per tanti la mentalità non è ancora cambiata. Secondo una ricerca fatta dall'istituto demoscopico Allensbach il 71 per cento delle persone che vivono nell'ex Ovest si sente tedesco, mentre tra i cittadini dell'ex Ddr il sentimento raggiunge appena il 44. Anche negli stereotipi la divisione resta, allegri ed efficienti all'Ovest, malinconici e con una cultura assistenziale a Est. È qui che si registra la più bassa produttività pro capite, con salire del 20 per cento inferiori. Tutto questo alimenta una forza populista come l'AfD, il partito xenofobo che per la prima volta, nel 2017, entra al Bundestag e raggiunge nei Länder dell'Est un consenso pari al 21,5 per cento. A separare insomma non è più il muro ma l'economia.

Per l'anniversario i Länder avevano organizzato una grande festa pubblica. Ma a causa delle ordinanze per il coronavirus, si è optato per piccoli eventi, a Potsdam. Ci saranno istallazioni, mostre e altre attrazioni dei singoli stati. Intanto il Brandeburgo invita tutti i cittadini tedeschi a partecipare allo "Scavo dell'unità". Con questo appello: "Immaginate che il 3 ottobre tutti in Germania piantino un albero. 83 milioni. Da nord a sud, da est a ovest. Per la natura, il clima, per il nostro futuro".
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