Il rito si ripete ogni anno alla fine dell'estate, quando le greggi lasciano le montagne. In Barbagia si rinnova ancora una volta l'appuntamento con la transumanza, anche se il passare degli anni sono sempre meno gli allevatori che decidono di affrontare questo insolito viaggio a piedi dalle alture del Gennargentu verso i Campidani.

Non è così per i fratelli Giannetto, Tore, Massimo e Antonello Locci di Desulo. Pastori da generazioni, nipoti di Boreddu Casula, morto nel 2013 all'età di 107 anni, un nonno speciale che nella sua lunga e intensa esistenza ha conosciuto tutte le transumanze possibili: quelle a piedi dal Gennargentu al Sulcis e quelle più moderne con trasporto delle pecore con i camion. "Negli anni le cose sono cambiate - commenta Massimo Locci, 50 anni - oggi durante la transumanza abbiamo la necessità di utilizzare le auto: siamo anche obbligati ad avere due "staffette", una davanti al gregge e una dietro più che altro per questioni legate alla sicurezza mentre si attraversano strade statali e provinciali". Auto a parte, bisogna camminare a piedi per quasi cinquanta chilometri. Come fanno i fratelli Locci che alla fine dell'estate portano le pecore nella loro azienda nelle campagne tra Laconi e Meana Sardo. Spesso accanto ai quattro allevatori ci sono anche i figli e nipoti. Ragazzini che partecipano sempre con grande entusiasmo. Vivono questa esperienza con allegria e spensieratezza. Percorrono decine di chilometri a piedi insieme a genitori e zii e per un giorno anche loro sono protagonisti di un rito che resiste nel tempo, come documentano questi scatti realizzati qualche giorno fa.

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