Al sindaco di Porto Torres Massimo Mulas non convince affatto lo schema del Dpcm energia per la Sardegna confezionato dal governo nazionale e chiama a raccolta tutti i comuni sardi. “In un momento storico di grande attese e annunciate rivoluzioni, all'Isola viene prospettata una soluzione al ribasso con opzioni che sono state attuate nel resto d'Europa quarant'anni fa. Non si può esultare per un risultato così umiliante". Il primo cittadino commenta così la notizia del recente confronto tra il ministro della Transizione ecologica Cingolani e il presidente della Regione Solinas. "Ora diventa una battaglia di dignità - dichiara il sindaco turritano - soprattutto perché il documento è il frutto di una trattativa mai nata e sembra essere figlio più della visione di qualche azienda che di un ragionamento politico condiviso. I sardi non meritano di essere trattati ancora una volta come l'ultima ruota del carro, soprattutto per quello che hanno dato all'Italia”. Parti di un territorio infrastrutturato, un’area industriale attrezzata per le raffinerie e i depositi energetici, pezzi di terra sacrificata all’industria che hanno fatto diventare l'Isola la base strategica del Mediterraneo. “Dimettiamoci tutti per dimostrare che non siamo più disposti a subire passivamente strategie calate dall'alto – aggiunge Mulas-. Respingiamo gli accordi al ribasso e costruiamo insieme il futuro di una Sardegna forte e rispettata nell'Unione europea".

Il sindaco lancia una provocazione e chiede di commissariare tutti i comuni dissenzienti per sperimentare cosa voglia dire amministrare un territorio con problemi insuperabili e un livello di disperazione crescente.  “Le dimissioni diventano effettive in 20 giorni – aggiunge Mulas -. Se lo facessimo tutti all'unisono, al governo resterebbe un tempo brevissimo per trattare un accordo vero che sia rispettoso di tutte le parti; in caso contrario, verrebbe decretata la definitiva debolezza e irrilevanza della nostra terra”.

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