Fabio Fois non ha nulla a che vedere con l’agguato e il presunto movente del furto di due asinelli non basta a giustificare un quasi duplice omicidio.

L'avvocato Marcello Caddori ha tenuto un’arringa di quasi sei ore davanti alla Corte d'Assise di Cagliari per provare a dimostrare che il suo assistito, il 57enne di Girasole, non c'entra nulla con l'omicidio di Fabio Longoni nelle campagne di Villagrande Strisaili e con il tentato omicidio di Daniele Conigiu.

Fois è accusato di aver ucciso il 22 novembre 2017 Longoni per una vendetta per il furto di due asinelli compiuto l'anno precedente e ammesso da Daniele Conigiu, sopravvissuto all'agguato e raggiunto ad una gamba da un pallettone. Nella scorsa udienza il pm Biagio Mazzeo ha formulato la richiesta dell'ergastolo

"Prima di tutto il mio assistito non ha mai saputo che i suoi asinelli fossero stati rubati - ha chiarito - né che a rubarli fossero stati Conigiu e Longoni. In secondo luogo, se dovessimo ritenere credibili le dichiarazioni della parte offesa, seppure discordanti le une dalle altre e smentite dai testi sentiti nell'immediatezza, Fabio Fois si sarebbe recato a compiere un duplice omicidio portandosi il telefono con sé. Le tre telefonate fatte dal mio assistito 13 minuti dopo l'agguato sono in un luogo incompatibile sia con il luogo del delitto che con quello dov'è stata abbandonata l'auto dall'assassino".

Il difensore ha poi parlato della "pista regina", legata a contrasti interni all'agenzia funebre dove lavorava Longoni. "Alla fine quella pista è stata abbandonata senza motivo - ha concluso Caddori - solo per una sensazione del Conigiu che, senza elementi reali, ha pensato che potesse trattarsi del Fois, per il furto degli asini. Sulla base di queste sensazioni il mio assistito potrebbe essere condannato. Ma le sentenze si scrivono all'indicativo, affermando certezze".

Il 13 luglio è prevista la sentenza

(Unioneonline/D)

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