Nella serata di ieri 20 settembre 2021 il capoluogo barbaricino, dopo un periodo forse troppo lungo di isolamento, è ritornato ad essere protagonista del dibattito politico isolano di alto livello. Su invito della associazione “Stazione Garibaldi” la quale, attraverso un corposo calendario di eventi, si propone di riportare i rappresentanti politici ad una discussione e ad un confronto diretto con gli elettori, e con i cittadini tutti, personalità isolane e studiosi del diritto costituzionale del calibro di Antonello Cabras, Omar Chessa, Gianmario Demuro, Desirè Alma Manca ed Angelo Rojch, hanno voluto discutere, al cospetto di una assemblea curiosa ed interessata, di “Sardegna, Autonomia e Futuro” nell’ottica di favorire lo spostamento dell’asse del confronto, in una materia tanto spinosa e delicata per le molteplici sensibilità coinvolte, dalle posizioni personali espressione del rispettivo colore politico di militanza a quello dei contenuti del  lavoro compiuto quotidianamente dalle Istituzioni, percepite negli ultimi tempi come lontanissime “cupole” di potere avulse rispetto ai bisogni del popolo sardo e rispetto al contesto regionale nel suo complesso e nelle sue disarmoniche articolazioni interne.

Una occasione, indubbiamente, per rompere gli schemi del “Cagliari-Centrismo” ancora imperante e ridare luce, attraverso un dibattito consapevole e concreto, ad una realtà cittadina interna forse volutamente e colpevolmente dimenticata nel progetto di Riforma degli Enti Locali licenziato di recente dal Consiglio Regionale, o meglio, dal suo gruppo di maggioranza. All’esito del lungo dibattito, condotto su più piani di indagine, quello giuridico/costituzionale, quello strettamente politico, e quello più marcatamente sociale, la sensazione maturata, o quanto meno percepita, si riconnetteva al riproporsi costante, nella mente, di un unico interrogativo di sapore dogmatico e di contenuto pragmatico: “mutatis mutandis”, ha ancora senso discettare di “autonomia statutaria sarda”, ossia di autonomia della Sardegna e nella Sardegna nei suoi differenti profili contenutistici? Quella stessa “autonomia”, così squillante sulla bocca di tanti, ma davvero sentita solo nel cuore di pochi (il riferimento non è rivolto ai sapienti relatori intervenuti, tutti piuttosto appassionati), costituisce ancora oggi la chiave di lettura dell’azione politica isolana, oppure il ricambio della classe dirigente succedutasi nei trascorsi anni di governo locale (come pure in quello presente), ne ha favorito un progressivo processo di impoverimento ideologico?

Una constatazione, sul piano deduttivo, e dal mio punto di vista, sembra essere prevalsa in assoluto. Quella per cui la cosiddetta “questione sarda”, latamente intesa, ed a prescindere dal contenuto che si scelga di imprimere ad una espressione siffatta, non è mai riuscita a suggestionare la azione politica di rilievo nazionale, troppo concentrata, e da sempre, anche nel contesto attuale, a concepire il Paese nell’unica distinzione astrattamente ammissibile: quella tra “settentrione” e “meridione” genericamente intesi senza ulteriori distinzioni qualificanti. Il che ha inevitabilmente contribuito ad impoverire, ed in certo qual senso a snaturare, il dibattito sulle disomogeneità territoriali isolane rispetto al contesto peninsulare.

E’ difficile dire oggi, se sia mai esistita in passato, e/o se esista tutt’ora, una autentica “identità” sarda che abbia la forza di imporre in maniera cogente le legittime rivendicazioni della sua “Terra Amada”. Ma, per come gli interventi dei relatori, estremamente puntuali nel loro dipanarsi, si sono succeduti nel corso del dibattito, e sulla base degli aspetti dai medesimi rispettivamente presi in considerazione, ed aventi ad oggetto soprattutto il carattere finanziario e gestionale dell’Isola, ad emergere, dal mio punto di vista, è stata non solo la impellente necessità di “riscrivere” la trama del prossimo assetto istituzionale della Regione rispetto alla sopravvivenza (se davvero tale) delle ragioni di una “specialità” che non è riuscita mai a rinvenire sul territorio la sua declinazione naturale, ma anche la presa d’atto che in assenza di “autonomia finanziaria” non può mai esistere una autentica “autonomia giuridica”.

La seconda, senza la prima, sarebbe, come di fatto attualmente è, un contenitore vuoto del tutto idoneo a delegittimare quelle che sarebbero, invece, le legittime rivendicazioni del Popolo Sardo. In questo senso, sempre secondo la sensazione da me ritrattane, il dibattito ancora aperto, e l’azione condotta per il riconoscimento del “principio di insularità” in Costituzione, di per se solo considerato, ed in assenza di un contenuto sostanziale che racconti in quali possibili modi quel riconoscimento dovrebbe produrre effetti diretti sul Governo del Territorio, non può in alcun modo porsi come la “chiave di svolta” per il recupero di una “autonomia” perduta, e probabilmente mai effettivamente riconosciuta e/o esercitata. Per usare una espressione assai cara al Consigliere Regionale del Partito Democratico Roberto Deriu: “agiamo con speranza” e speriamo che questo sia solo uno dei numerosissimi momenti di confronto idonei a recuperare il dibattito sul futuro dell’Isola complessivamente considerata, quindi anche nelle sue critiche articolazioni interne nell’ottica di ricomporre il tessuto geografico isolano e superare un mutilante isolazionismo interno ed esterno.

Giuseppina Di Salvatore

(Avvocato – Nuoro)

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