È morto Angelo Licheri. L’uomo, originario di Gavoi, si era calato nel pozzo di Vermicino per tentare di salvare Alfredino Rampi, il bimbo precipitato nella profonda buca nel 1981.

77 anni, era ricoverato in una clinica a Nettuno.

In tanti, dopo la vicenda, avevano cominciato a chiamarlo “eroe”, termine che aveva però sempre rifiutato dicendo piuttosto di aver compiuto un atto di “altruismo”.

Più volte aveva ripercorso in questi decenni quei momenti drammatici. All’epoca era un tipografo molto magro, piccolo di statura e proprio per queste caratteristiche si era ritenuto idoneo a infilarsi nel pozzo per 60 metri al fine di imbracare Alfredino e tirarlo fuori. Autorizzato, era stato calato nel tunnel. La tecnica era quella di poter superare le varie ostruzioni e per questo veniva tirato su alcuni metri e poi mollato di colpo. Numerose le ferite che aveva riportato sul corpo, ma nulla lo aveva fermato. Era riuscito ad avvicinarsi al bambino, gli aveva parlato ma lui ormai rantolava. Licheri ha fatto tantissimi tentativi per agguantare Alfredo rimanendo a testa in giù per ben 45 minuti (25 erano quelli considerati come soglia massima di sicurezza), poi si era dovuto arrendere, gli aveva mandato un bacio ed era tornato in superficie.

Angelo Licheri appena uscito dal pozzo (Ansa)
Angelo Licheri appena uscito dal pozzo (Ansa)
Angelo Licheri appena uscito dal pozzo (Ansa)

SOLINAS – Un messaggio di cordoglio è stato diramato dal presidente della Regione. Christian Solinas definisce Licheri “un uomo umile e generoso, l'eroe della porta accanto, nel quale si incarnò la speranza di tutta l'Italia di rivedere sano a salvo Alfredino Rampi”.

“Il suo esempio di altruismo e di eroica generosità - aggiunge il governatore - ci rende orgogliosi come sardi e resterà vivo nei nostri cuori, così come il ricordo della piccola vittima della tragedia. Sono certo che Alfredino lo abbia accolto in cielo, con quell'abbraccio che purtroppo, quel giorno, non fu possibile". 

(Unioneonline/s.s.)

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